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di Anna Lisa Maugeri

La presenza di Chiara Ferragni al Festival della canzone italiana ha certamente attirato l’attenzione dei più giovani, è innegabile.
Nessun altro personaggio pubblico oggi avrebbe potuto farlo come lei. Elegante e bella. Tranne quando ha indossato l’abito dipinto durante il suo monologo. Un abito che aveva il compito di dare maggior spessore al monologo, ma non è servito a molto. Monologo deludente, non tanto per il messaggio che cercava di portare alle donne e alla collettività, ma perché scritto davvero male, sgrammaticato in certi passaggi, monotono, emotivamente piatto perché troppo autoreferenziale, fino alla noia.

Amadeus sottolinea che Chiara Ferragni ha scritto il suo monologo tutto da sola. Ed è stato un grave errore se, così come è sembrato, la Ferragni internazionale che parla spesso sui social in lingua inglese ha delle difficoltà con la lingua italiana. Aveva detto che avrebbe portato sul palco di Sanremo sé stessa ed è proprio quello che ha fatto, senza purtroppo aggiungere nulla di nuovo e sostanziale al Festival, non riuscendo a lasciare il segno nemmeno sul tema della lotta contro la violenza sulle donne.

“Pensati libera” è uno slogan debole, forse anche inopportuno e beffardo in una società che ancora oggi si dimostra culturalmente lontana dalle donne, non solo nei momenti di difficoltà ma nella quotidianità. Insomma, tutto nella presenza e nelle esibizioni di Chiara Ferragni urlava supponenza, il messaggio più evidente è stato: “sono la Ferragni, tutto ciò che faccio e dico acquista valore e significato a prescindere, perché sono io”.

Malgrado la dizione, il vizio del protagonismo e della autoreferenzialità, è stata quasi sempre elegante, delicate, garbata. Qualità messe in risalto poco dopo grazie alla pessima e vergognosa “esibizione” di Blanco.

“Dispiace a tutti. Purtroppo non sentivo la voce, non mi sentivo in cuffia. Mi sono divertito comunque.” “L’isola delle rose” si trasforma nella discarica delle rose sul palco dell’Ariston.

Ma il bimbo si è divertito comunque, sorride dopo aver distrutto il suo parco giochi personale.

Ora credo sia giusto se ne resti lontano da quel teatro per qualche annetto, fino alla completa disintossicazione dall’imbecillità. Fossi nei panni del suo chitarrista lo denuncerei per aggressione…

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