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Il noto giornalista , scrittore ed apologeta cattolico Rino Cammilleri non finisce mai di stupire, naturalmente in positivo. Da poco, infatti, è presente in libreria la sua ultima fatica letteraria:” Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo”, edito per Cantagalli. Di che cosa si  tratta? E’ un brillante vademecum sintetico e divulgativo su alcuni aspetti basilari della nostra fede, illustrati sotto forma di dialogo- lezione col nipote Nicola (ovviamente  non esiste nella realtà), studente liceale che un bel giorno chiede allo zio (Cammilleri) alcune dritte per poter polemizzare col docente di religione a scuola. E così, rivolge allo zio, man mano che il tempo passa, domande sempre più pertinenti e calzanti su argomenti quali la Trinità, la Verginità di Maria, i rapporti sessuali prima del matrimonio, l’ Inferno. Succede così che il nipote, inizialmente  critico e distaccato, si appassiona alle cose di fede. La Fede Quotidiana ha intervistato Cammilleri.

Cammilleri, Nicola non esiste…

” Certo che no, è una mia invezione. Ho voluto questa formula per un motivo discorsivo. Lo scopo del libro, non so se ci sono riuscito, è quello di dare un manualetto cattolico alle giovani leve. Non è un libro di apologetica, ma di catechismo e di guida su alcuni temi caldi della fede cattolica”.

Che cosa si aspetta?

” Quando scrivo un libro non mi attendo nulla di specifico. Butto il seme nel campo e aspetto, spero che qualche cosa prima o dopo attecchisca”.

Vittorio Messori ha detto che vi sarebbe bisogno di maggiore ( e ben fatta) apologetica, condivide?

” E’ così, occorrerebbe rilanciarla anche se i tempi e  gli argomenti dominanti sono ben altri. Il problema reale è che non vedo effettivi e significativi ricambi generazionali all’ orizzonte”.

Perchè Nicola alla fine si appassiona?

” Perchè, forse,  sente parlare di argomenti che riguardano la fede e il trascendente, cioè la dottrina cattolica. Oggi nella predicazione esiste un generale appiattimento sul modello Caritas, sul sociale, manca  spesso, per esempio, ogni traccia dei novissimi. Si sceglie l’ opzione sociale e dei poveri, cosa anche  giusta, ma ci si dimentica della dimensione verticale della fede. Manca quel sano et- et cattolico. Se ci fate caso, prevalgono con buona approssimazione, quasi sempre i temi della solidarietà sociale, dell’ accoglienza, del diverso. Tutto questo fa parte di un processo lento partito oltre 50 anni fa e credo che non sarà agevole invertire la rotta. Si parla poco di Dio e molto dell’ uomo”.

Bruno Volpe

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