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In una lunga intervista concessa a InfoVaticana (in inglese nella versione video, in spagnolo in quella testuale), il cardinale statunitense Raymond Leo Burke ha affrontato nuovamente il tema dei dubia, l’eventuale correzione formale al Papa, la crisi l’Ordine di Malta e le donazioni milionarie misteriose, i primi mesi del governo Trump e altre questioni attuali.

Il cardinale spiega che la ragione principale della pubblicazione dei dubia è «perché c’è troppa confusione nella Chiesa per quanto riguarda alcune questioni fondamentali» come la ricezione della santa comunione e l’indissolubilità del matrimonio. «Vi è una confusione molto pericolosa, e la confusione crea le divisioni. Ci sono sacerdoti contro sacerdoti e disaccordi con gli altri membri della Chiesa sulle questioni del come ricevere i sacramenti e del come si vive un’unione fuori del matrimonio, o su cos’è un matrimonio invalido.  …Ho anche trovato questo disaccordo tra i vescovi e questo non dovrebbe esserci … non va bene per la Chiesa».

Il cardinale ha ribadito che oltre ai quattro firmatari, ci sono altri cardinali che sostengono i dubia ma che «per varie ragioni non vogliono parlare pubblicamente». Il cardinale ribadisce anche che «nessuno vuole sfidare il Papa. In realtà, presentare i dubia al Papa è una pratica antica nella Chiesa e i documenti firmati mostrano rispetto per il Papa perché è il responsabile della guida della Chiesa in un momento critico, in un momento di confusione e anche di errore. Se si leggono i dubia si vedrà che siamo molto rispettosi e non accusiamo il Papa di alcunché: abbiamo chiesto a lui per il bene della Chiesa, per chiarire questi problemi».

Alla domanda relativa alle correzioni formali dei Papi nella storia della Chiesa il card. Burke ha risposto citando il caso di Giovanni XXII che aveva un insegnamento sbagliato «circa la visione beatifica e alcuni vescovi e teologi glielo dissero. In primo luogo ha resistito alla correzione, ma prima di morire ritrattato ciò che aveva detto e disse che ciò che aveva detto era un errore. Ci sono stati altri casi simili nella storia della Chiesa, alcuni si riferivano a grandi questioni pratiche, incluso l’amministrazione dei Beni temporali. I cardinali allora andarono dal Santo Padre e dissero: “A nostro giudizio non sta amministrando bene i Beni della Chiesa“ e i Papi rettificarono».

Su una correzione pubblica formale al Papa Francesco il cardinale dice che questo «questo non è ancora chiaro. Prima di prendere questo passo mi recherei ancora una volta dal Santo Padre personalmente per dirgli: ‘Santo Padre, la questione è talmente grave che dobbiamo correggere’. Confido che il Santo Padre risponderà in quel momento».

Su una risposta ai Dubia arrivata tramite un’intervista de Il Timone al cardinale Müller, il card Burke ritiene che ha descritto «molto chiaramente ciò che la Chiesa insegna per quanto riguarda tali questioni. Non ho parlato con il cardinale Müller, ma ho il sospetto che l’intervista è stato chiaramente un impegno pastorale, da parte sua, per presentare l’insegnamento della Chiesa, mentre il Papa, per quanto ne so, non ha dato alcuna risposta, né a me né, penso, agli altri cardinali». In merito ad una data precisa per una eventuale correzione al Papa, il card. Burke dice che «realmente non si può deciderlo perché è una questione che deve essere affrontata con grande rispetto. Il volere suggerire una data per influenzare la gestione della materia significa una mancanza di rispetto per le parti coinvolte».

Ricordando di non avere mai parlato con il Papa emerito in riferimento ai dubia, alla domanda sul se sia terminata la crisi nell’Ordine di Malta, Burke risponde che è «una domanda difficile alla quale potere rispondere. Per il momento sto completamente lontano da qualsiasi coinvolgimento con l’Ordine di Malta. Mantengo il titolo di cardinale Patrono, ma non ho nulla a che fare con l’Ordine di Malta al momento. Il Papa ha detto chiaramente che l’unica persona che può occuparsi di questioni dell’Ordine di Malta nel suo nome è l’Arcivescovo Becciu, quindi non lo so. […] Il Papa è stato molto chiaro: un massone non può essere un membro dell’Ordine di Malta. E mi ha detto che ci sono persone che si ostinano nella loro appartenenza alla massoneria e che i membri della massoneria dovrebbero essere espulsi dall’Ordine e sta lavorando su questo». Alla domanda se l’obiettivo principale della crisi dell’Ordine di Malta fosse proprio lui, il card. Burke risponde: «non lo so. Tutto lo sviluppo è così strano per me che trovo difficile capire quale sia l’obiettivo finale. Tuttavia, una cosa è chiara: il reintegro del Gran Cancelliere era un obiettivo principale, e se questo implicava che io sarei stato destituito da Cardinale Patrono no lo so…».

Il cardinale poi ricorda che l’invio presso l’isola di Guam non è stata una punizione per i dubia o per la crisi dell’Ordine di Malta ma «la visita era stata programmata da mesi. Credo che fosse ottobre quando mi chiesero di essere il presidente del tribunale di cinque giudici che avrebbero giudicato il “caso Apuron”, cioè determinare la verità sulle accuse che pesano contro l’arcivescovo emerito di Guam. Sono stato lì tre giorni. Difficilmente può essere considerato un esilio…».

A proposito della sue relazioni con il Papa, il card. Burke spiega: Com’è il tuo rapporto con il Santo Padre? «Non sono riuscito a parlare con lui dal momento della riunione di novembre. L’anno scorso l’ho incontrato nel corso della riunione con i Cardinali e alla Curia Romana prima di Natale. Ma non ho parlato con lui e lui non mi ha concesso un’udienza. Quindi non so cosa sta pensando». Il cardinale chiarisce anche che non ha avuto la possibilità di parlare con il Papa neanche nel bel mezzo della crisi dell’Ordine di Malta. Infine l’intervista si concentra sulla politica americana.

Sui primi mesi di Donald Trump alla Casa Bianca Burke dice che «sono chiaramente tempi molto difficili, perché i cittadini americani hanno dimostrato che vogliono il loro paese diretto verso una nuova direzione, e il presidente Trump sta cercando di realizzare quel desiderio […] ma non è così facile, perché ci sono molte forze che si oppongono, e anche un nuovo presidente deve trovare il modo migliore per raggiungere tutte le buone cose che vuol fare. Penso che le cose andranno bene, ma i primi cento giorni sono stati difficili, non c’è che dire. Non lo conosco personalmente, non ho mai parlato con lui, ma penso che sia molto determinato a realizzare il mandato che ha ricevuto da parte della popolazione degli Stati Uniti. […] Trump è molto chiaro sul valore della vita. Anche se in passato non era così chiaro, ora ha chiarito che egli comprende l’inviolabilità della dignità degli innocenti e la difesa della vita umana, e che le leggi degli Stati Uniti dovrebbero proteggere i non nati. […] La Chiesa deve parlare con i leader politici che hanno buone idee, per offrire la Dottrina Sociale della Chiesa, che propone sempre il rispetto del bene comune, perché in ogni programma politico possono esserci aspetti molto buoni ma possono esserci anche aspetti che non sono tali e devono essere migliorati o perfezionati. La cosa più importante per noi, per la Chiesa, è non essere politicizzata, partecipare a un partito o un altro, ma parlare con quei leader che mostrano segnali positivi e contribuire ai loro programmi se sono orientati al bene comune». Poi il card. Burke lancia qualche frecciatina. «Non credo che aiuti il dialogo il fatto che l’Osservatore Romano, il giornale ufficiale del Vaticano, ha già dato un giudizio piuttosto negativo sul presidente Trump».

«Non ho mai avuto un incontro con Steve Bannon e non ho rapporti con l’amministrazione Trump». Le dichiarazioni del Padre Generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, che ha messo in discussione il rigore degli Evangelisti, sono «completamente sbagliate. Trovo incredibile che possa fare tali dichiarazioni. Queste dichiarazioni devono essere corrette. Ci sono un certo numero di studiosi che possono correggerlo. Il problema può essere risolto dalla Congregazione per la dottrina della fede, il corpo del Papa per proteggere la verità della fede e della morale».

«La Chiesa possiede delle proprietà e potrebbe usarle bene per molti scopi buoni, ma l’amministrazione deve essere rigorosa e disciplinata dalla legge della Chiesa. Per me l’unico scandalo sarebbe se in qualche modo queste proprietà non venissero gestite correttamente». In merito al compagno omosessuale del presidente del Lussemburgo accolto in pompa magna in Vaticano dice che «in passato la Santa Sede ha rifiutato queste cose, semplicemente attraverso un modo molto discreto e rispettoso. Dobbiamo tornare a questo. L’impressione data è che ora la Santa Sede approvi queste situazioni. Credo che si dovrebbe prestare attenzione ai termini e alle condizioni per invitare ufficialmente in Vaticano e per parlare a conferenze della Santa Sede. Non capisco come le persone che hanno apertamente sfidato la Chiesa e i suoi insegnamenti possano essere invitati a tali conferenze».

Il riconoscimento dei matrimoni celebrati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X «è una decisione molto significativa del Santo Padre e indica anche che in qualche modo ci deve essere la riconciliazione con la Fraternità San Pio X. In sostanza ciò che il Papa sta dicendo è che i sacerdoti di questa società, quando celebrano questi matrimoni esercitano la giurisdizione della Chiesa cattolica romana. Questo è molto interessante. Penso che la Prelatura personale potrebbe essere un modo molto efficace per la riconciliazione. Io prego per questo e spero che accada. Ma la riconciliazione, naturalmente, deve essere basata su una comprensione comune, perché altrimenti potrebbero esserci tutti i tipi di conflitti e difficoltà. Ci si deve assicurare che ci sia una comprensione comune per quanto riguarda tutti i dubbi che in passato sono stati sollevati dalla FSSPX in merito alla Chiesa, alla Santa Sede e alla direzione della Chiesa cattolica».

«L’Islam e l’ideologia di genere sono le due principali minacce di oggi. Uno dei principali modi per affrontarle è l’educazione. Abbiamo bisogno di assicurare che nelle nostre scuole e nelle nostre università le verità vengano insegnate». «L’Islam cerca una forma di governo legata alle proprie convinzioni o principi e cerca di governare il mondo. La figura di Allah nel Corano, e negli altri scritti islamici, è completamente diversa dal Dio della fede giudaico-cristiana». «Più siamo in grado di incoraggiarci a vicenda e di essere fedeli in Gesù Cristo, più il mondo sarà trasformato». «La preghiera, la Santa Eucaristia e la confessione, devono essere messe al centro della vita familiare. Occorre prestare particolare attenzione all’educazione dei figli negli insegnamenti della Chiesa e nelle sue leggi morali. Il lavorare con altre famiglie cattoliche può aiutare in questo».

Matteo Orlando

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