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Nei casi di gestazione per ‘conto terzi’, gli Stati devono riconoscere legalmente, in nome dell’interesse del minore, il legame genitore-figlio con la madre intenzionale (non biologica) indicata come ‘madre legale’ nei certificati di nascita di altri Paesi. Per farlo gli Stati possono utilizzare la procedura dell’adozione. Questa è l’opinione pubblicata il 10 aprile 2019 dalla Corte di Strasburgo su richiesta della Corte di Cassazione francese.

La Corte ritiene che l’impossibilità generale e assoluta di riconoscere legalmente il legame tra minore e madre intenzionale sia incompatibile con la protezione del migliore interesse del minore. I togati evidenziano tuttavia che questo non impone allo Stato di riconoscere la madre intenzionale come genitore sul certificato di nascita. Gli Stati, dice la Corte, possono adottare altre soluzioni, come per esempio quella dell’adozione.

Questa è la prima volta che la Corte di Strasburgo utilizza la procedura dell’opinione. Questa nuova possibilità permette alla Corte di rispondere a domande poste dalle Corti nazionali di ultima istanza su casi concreti su cui stanno decidendo. In questo caso l’opinione è stata richiesta dalla Corte di Cassazione francese e riguarda il caso di due bambini nati in California attraverso la gestazione per altri e per i quali lo Stato francese aveva già riconosciuto il legame con il padre biologico.

L’opinione della Corte di Strasburgo non è vincolante per lo Stato, anche se è stata adottata all’unanimità da 17 giudici che hanno composto la Grande Camera costituita appositamente.

“Riconoscere la madre intenzionale come ‘madre legale’ nei certificati di nascita di altri Paesi è un’entrata a gamba tesa, l’ennesima, della Corte di Strasburgo e questa volta su richiesta della Corte di Cassazione francese. Inutile dire che ci batteremo per impedire la sua assimilazione giuridica seppure non vincolante. Se gli Stati potranno utilizzare la procedura dell’adozione significa che Strasburgo giustificherà d’ora in poi la violenza contro le donne e la commercializzazione di bambini e incentiverà molte coppie a continuare a sfruttare all’estero gli uteri di povere donne. E’ inaccettabile” dichiarano Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro vita e Famiglia.

“Da poco in Italia – hanno aggiunto i due – è passata una mozione che definisce questa orribile pratica “una forma di violenza” impegnando il Paese a compiere il necessario sul piano nazionale e internazionale per fermare questa nuova e vergognosa forma di schiavitù spacciata per amore. E’ questa la storia ed è questo il futuro del nostro Paese. L’Europa dei tecnocrati non cambierà il concetto di dignità guadagnato nei secoli in difesa dei deboli e degli sfruttati e non si può accettare di far nascere intenzionalmente orfani di madri biologiche nuovi bambini”.

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