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defundplannedparenthood4Mentre qui da noi le notizie sullo scandalo Planned Parenthood continuano ad essere censurate, tranne che per uno sparuto numero di media cattolici, negli USA si è aperta l’attività della commissione d’inchiesta che il Congresso ha istituito. Come era lecito attendersi, c’è una netta spaccatura tra i due partiti, con i Repubblicani a puntare il dito su Planned Parenthood e i Democratici che, curiosamente, biasimano l’attività degli attivisti pro-life che hanno fatto scoppiare il caso e sui loro metodi d’inchiesta. Evidentemente, per molti, il giornalismo d’assalto è lecito solo a senso unico.

Bob Goodlatte, il presidente della commissione, repubblicano, ha comunque già chiarito che sotto la sua lente investigativa c’è Planned Parenthood e non gli attivisti pro-life, perché ritiene che sia compito fondamentale della politica investigare come vengono spesi i soldi pubblici, che non dovrebbero finanziare “quel genere di orrori descritto dai video pubblicati”. Questo è di interesse del Congresso sia per quanto riguarda l’applicazione corretta delle leggi esistenti, sia per l’eventuale formulazione di nuove leggi.

Come accade di solito nei procedimenti d’inchiesta, nelle fasi iniziali si dà battaglia dal punto di vista formale, ad esempio per quanto riguarda l’ammissibilità delle prove e la scelta dei testimoni da ascoltare. È interessante notare, però, che tra le quattro prime persone ascoltate ci sono Melissa Ohden e Gianna Jessen, due donne sopravvissute all’aborto tentato dalle rispettive madri. La seconda è stata intervistata, prima che scoppiasse lo scandalo, anche dal quotidiano La Croce di Mario Adinolfi e ha tenuto in passato alcune conferenze nel nostro paese per portare il punto di vista di chi subisce l’aborto, essendogli sopravvissuto per miracolo. Proprio per dare voce a quei tanti a cui è stato tolto anche il diritto di un vagito.

Fabrizio Giudici

 

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