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“La strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità” è “la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace”, ed “essere santi è camminare su questa strada”.

Lo ha detto Papa Francesco prima dell’Angelus per la Solennità di Tutti i Santi. Due gli aspetti che sono propri di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia. La gioia, ha spiegato il Santo Padre, “non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita. È Lui che dà la santità a noi. Per questo siamo beati!”. La gioia del cristiano, dunque, “non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata”. “Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente – ha proseguito il Papa -, e rischia di ammalarsi di tristezza. Prendiamo questa parola: ammalarsi di tristezza”. “Siamo cristiani gioiosi? Io, sono un cristiano gioioso o non lo sono? Diffondiamo gioia – ha domandato Francesco – o siamo persone spente, tristi, con la faccia da funerale? Ricordiamoci che non c’è santità senza gioia!”. 

Il secondo aspetto è la profezia: “Le Beatitudini sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia. È un messaggio contro-corrente. Il mondo infatti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo. Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la dimensione profetica della santità -: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio. Chi si crede ricco, vincente e sicuro – ha ribadito il Papa -, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo”. (SIR)

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