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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: sabato 13 Aprile 2019

Nel Vangelo di oggi ci troviamo a pochi giorni dall’ultima Pasqua di Gesù. L’intento del Vangelo è quello di farci immergere nel contesto conflittuale in cui si trovava Gesù insieme ai suoi discepoli in quegli ultimi giorni che li separavano da quell’ultima Pasqua di Gesù che ha segnato la storia di tutti noi. Leggiamo dunque nel Vangelo secondo Giovanni che, uno dei motivi principali della condanna a morte di Gesù è l’episodio che in questo testo ci viene solo accennato: la risurrezione di Lazzaro. Ora non è a caso, affermano i commentatori illustri del Vangelo, che la risurrezione di Lazzaro sia proprio il settimo segno o miracolo di Gesù raccontato nel vangelo di Giovanni. Questo vuol dire che ci avviciniamo al compimento, all’ora della croce, l’ora della salvezza. Nei giorni scorsi abbiamo considerato l’odio dei farisei e dei sacerdoti verso Gesù, oggi invece il Vangelo ci mostra una nuova presenza all’interno di questo groviglio che anticipa il contesto della passione di Gesù. Si tratta della presenza di altre persone che non sembrano odiare Gesù, ma di fatto si mettono contro di Lui, andando ad informare i farisei sul miracolo della risurrezione di Lazzaro. Se iniziamo a leggere il testo, troviamo scritto: “molti dei Giudei, venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui”, ma bastano poche righe di testo che troviamo alcuni tra questi giudei mettersi in viaggio per informare i farisei su quello che Gesù aveva fatto. E la cosa più strana è che questa gente non si chiede chi sia questo Rabbi Galileo che risuscita i morti: ciò che interessa loro è la paga che avrebbero potuto avere dai sacerdoti del tempio. I capi religiosi ne approfittano: subito convocano il sinedrio perché anche il loro interesse è sopravvivere! Perché? perché avevano paura che i romani prima o poi, avressero distrutto Gerusalemme e il Tempio, facendo crollare così la loro posizione civile ed economica. Ecco perché Caifa, il sommo sacerdote, dice: “É meglio che un solo uomo muoia per il popolo, e non che perisca un’intera nazione”. Una situazione compromessa, oscura!…fino al punto che solo Dio è capace di mettere luce. L’evangelista Giovanni infatti commenta: “Questo però (Caifa) non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.” Davanti a tutto questo il Vangelo sembra suggerirci che, se davvero scegliamo di seguire Gesù, non è importante sapere dove andiamo, né quando arriviamo, ma l’unica cosa che dovremmo chiederci oggi, è come Lo seguiamo! Come questa gente, che, perfino di fronte al miracolo più grande, quello della risurrezione, resta attaccata a quei quattro soldi che gli permettono sopravvivere? Stiamo attenti a non confondere la vita con la sopravvivenza, perché noi siamo chiamati alla vita! Ciascuno di noi corre il rischio che arrivi questa Pasqua, ormai così vicina, senza neppure aver deciso come viverla! Pensiamoci bene, perché, se non decidiamo come vivere questa Pasqua, in realtà non la vivremo affatto! Ascoltiamo Il Vangelo:

Gv 11, 45-56

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione”. Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: “Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?”.

 

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.

Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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