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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio

Ecco il testo

VI domenica del Tempo Ordinario
Lc 6, 17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione.Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

In questa sesta domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il testo delle Beatitudini. Un testo che destabilizza, disarma e fa riflettere. Le Beatitudini sono come una forma scritta della croce, il senso dell’esistenza cristiana. Per questo non si capiscono solo leggendole: si devono vivere! Però, poiché risultano un elenco di situazioni umane che tutti sulla terra almeno una volta hanno vissuto, possiamo davvero concludere che a questo punto la vita cristiana è accessibile a tutti! Se osserviamo il testo e vediamo che i “beati” sono più dei “guai”, ci dona speranza: siamo fatti più per essere felici che per metterci nei guai! Infatti, se ci facciamo caso, le Beatitudini sono un elenco di situazioni umane, tutte non felici, ma tutte precedute e seguite da una promessa di felicità. Ecco allora che il quadro si completa: la croce è una croce gloriosa, la vita sulla terra, per quanto dolorosa, è avvolta di speranza, una speranza che ci dona una gioia più profonda di quella normale, perché ci viene da Dio! Infatti nella formulazione della beatitudine, troviamo evidente che l’esistenza dolorosa è sia preceduta, che seguita da una promessa di felicità futura. Solo due sono le beatitudini al presente, cioè sono solo due le condizioni di felicità in cui la promessa si compie adesso: la condizione di povertà e la condizione della persecuzione. Queste due condizioni, infatti, sono le sole ad aprire uno spazio alla relazione. Se infatti il pianto, il dolore, la violenza, l’ingiustizia, sono situazioni che al presente non possono essere vissute con gioia, perché la gioia viene dalla speranza che un giorno finirà, la povertà e la persecuzione, invece, lasciano una fessura nel presente, sono situazioni in cui si può decidere come viverle, sapendo che queste situazioni non cambieranno mai all’esterno, anche se decidiamo di credere in Gesù! Povertà e persecuzione, vissute con Gesù, possono diventare una palestra per imparare ad amare. Ed è in questo che la felicità ci appartiene già ora! Allora oggi affidiamoci a Gesù, Lui che è il solo ad aver vissuto davvero e fino in fondo tutte le beatitudini, Lui che ci ha dato l’esempio, perché come ha fatto Lui possiamo fare anche noi. Affidiamoci e rallegriamoci, come Lui stesso ci invita a fare! Viviamo con gioia la nostra fede e stringiamoci alla croce di Cristo, strumento della nostra beatitudine. Buona domenica!

 

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.

 

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