Don Nicola Bux: ” Il rito romano antico non è una eccezione”
In un capitolo del nuovo libro di padre Antonio Spadaro dal titolo “Nei tuoi occhi la mia parola”, Papa Francesco ha scritto del rito romano antico ed ha dichiarato che é “una eccezione” e come tale va preso. Abbiamo voluto interpellare don Nicola Bux autorevole e noto teologo, espertissimo di liturgia, alla quale ha dedicato ottimi studi e best seller.
Don Nicola, il rito romano antico è una eccezione?
“Così non è scritto nel documento Motu Proprio di Papa Benedetto XVI. Anzi nel testo si legge esplicitamente che i due riti hanno pari dignità. Questo lo scrive il Papa e non io. Pertanto, documento alla mano, non possiamo dire che sia una eccezione, salvo voler arrivare ad una conclusione che vada contro il documento del Papa”.
E allora, da dove esce questa “eccezione”?
” Non lo so. Probabilmente siamo nel campo delle interpretazioni che però non trovano conferma, come dicevo, nel documento del Papa Benedetto XVI che è quello che fa testo”.
Rito Romano antico: molti giovani negli ultimi tempi vi si stanno avvicinando con interesse, perchè?
” Posso confermare che vi è un rinnovato interesse, specie nei giovani. Ritengo che questo dipenda dal fatto che vi è bisogno di mistica, qualità che il rito antico, per come è strutturato, tutela ed incoraggia. Certamente, va detto, questo rito non ha il monopolio della mistica ed è possibile celebrare sciattamente anche col rito antico “.
Omelia: possiamo definire che sia un discorso “politico”, come pure ha affermato Francesco?
” Questa definizione mi sembra ambigua e merita precisazione. Se si tratta di toccare, dopo aver commentato le letture del giorno, fatti di attualità e della vita concreta, è lecito parlare di politica. Intendo dire, se la caliamo nel vissuto del nostro tempo. Ma l’omelia non deve entrare a gamba tesa nella vita politica nel senso partitico. Questo no”.
Da teologo. Esistono i castighi divini, dopo la polemica scoppiata su Padre Cavalcoli?
” Nella Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, troviamo vari momenti nei quali si parla apertamente di castighi di Dio. Nel Vangelo, per esempio, ci sta l’episodio della Torre di Siloe e della strage compiuta da PIlato. La sintesi è quel: “se non vi convertirete perirete tutti alla stessa maniera”. Una calamità naturale o un atto violento prodotto da uomini non va visto necessariamente come un castigo per il peccato, anche perché si può abbattere su persone innocenti, ma come un ammonimento a convertirsi. Come inoltre ha detto Gesù, il Padre fa piovere sui buoni e sui cattivi. Il punto è che molti oggi pensano che Dio, se esiste, non c’entra con la vita, anche se poi sono pronti a lamentarsi quando si abbatte una catastrofe e si chiedono dove fosse Dio.”
Bruno Volpe
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