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Da Claudio Baglioni,  e piano bar all’altare. È il singolare percorso di un ottimo e simpatico parroco siciliano, eccellente musicista e scrupoloso pastore . Parliamo di don Fabiano Castiglione, parroco della Chiesa  Madre  a Castellammare del Golfo (Trapani). Il don oggi insegna piano al conservatorio di Cosenza, ma non rinnega il repertorio moderno. Gratta gratta, si scopre che, prima di prendere i voti, l’ attuale parroco ha fatto piano bar ed è stato ( lo è ancora) scrupoloso interprete di Claudio Baglioni. A tutto questo unisce una sincera vocazione di poliedrico artista. Lo abbiamo intervistato.

Don Fabiano, come nasce il suo stretto rapporto con la musica?

“Ho sempre amato e fatto musica, sin da bambino, ho studiato pianoforte. Oggi insegno piano al conservatorio di Cosenza. Mi piacciono i classici, specie Chopin. Lo sa che ho tenuto concerti?”.

Qual è la differenza tra vocazione musicale e di fede?

“Le sembra strano, ma sono per molti versi vocazioni simili. Intanto  si è amanti della Bellezza, poi sia il musicista che l’uomo di Chiesa, interpretano o cercano di farlo, spartiti scritti da altri per loro, cercando di dare armonia, di spingere i tasti giusti”.

Lei ama anche il moderno..

“Perchè no. Canto, lo ho fatto tempo fa in gioventù, Claudio Baglioni e dicono che mi riesca bene. Sono un eclettico”.

Faceva piano bar..

“Vero,  serate. Ho suonato e cantato anche alle feste patronali. Se le interessa, nel 1972 ho partecipato allo Zecchino d’ Oro, prima nella selezione siciliana, dopo a Bologna. Qui mi dissero che ero trestardo. Lo sa perchè? Mi fissai che volevo interpretare a tutti i costi una canzone di Loretta Goggi, ma gli organizzatori negavano il permesso perchè le canzoni dovevano essere originali. Non se ne fece più nulla, peccato”.

Da sacerdote e musicista. Qual è la qualità della musica nelle nostre chiese?

“Generalizzare è sbagliato. Diciamo che questo è un momento non proprio favorevole, la produzione è scarsa e non brilla, almeno quella davvero cattolica. Non si esegue  bella roba. Penso che dipenda dalla superficialità e da una buona dose di non conoscenza, anche degli addetti ai lavori. Si va sul sentimentale e il pop. Che senso ha? Esiste il grande patrimonio della Chiesa, usiamo quello. Si pensa, erroneamente, che virando sulle canzonette, si possano avvicinare i giovani ed è uno sbaglio”.

Perchè?

“I giovani sono amanti del bello e cercano, più di quanto si possa credere, il  trascendente, a loro  le cose mediocri non piacciono. Corriamo il rischio di trovare nella Chiesa, eseguito in modo peggiore, quello che si sente già nel mondo, uno scimmiottare del moderno eseguito  al ribasso. E allora, meglio l’ originale della copia. Da musicista dico basta col sentimentalismo in chiesa, anche perchè fuori esiste di meglio. Abbiamo tanta tradizione e patrimonio, usiamo quelli”.

Complimenti dunque  al parroco musicista, idee chiare e competenza.

Bruno Volpe

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