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Il piccolo Alfie Evans.

“Assicurare sempre al malato terminale un degno accompagnamento. No alla eutanasia”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato il professor Vincenzo De Filippis, Presidente della Federazione Europea  Associazioni Medici Cattolici ( Femac), esperto in bioetica, docente alla Università di Bari. Lo abbiamo intervistato a margine di un recente interessante convegno svoltosi nel capoluogo pugliese  sul tema fine vita, Dat e Cure Palliative.

Professor De Filippis, il Presidente dei Medici cattolici italiani, professor Boscia ha espresso tempo fa molte perplessità sulla legge del fine vita, quale la sua posizione?

” Stimo il professor Boscia. Quando si affrontano temi etici tanto complessi e delicati  come questo, è evidente che vengano fuori sensibilità individuali e talvolta divergenti. Sia chiaro: condivido le valutazioni di Boscia e le sue preoccupazioni. Penso che su questi argomenti prima ancora che da credenti, bisogna parlare da medici”.

E allora?

” La legge citata è discutibile, però non ha solo negatività . Per noi credenti è una sfida e siamo tutti chiamati a raccoglierla nel modo migliore. La mia opinione è che il punto fondamentale, non sempre rispettato, è dare aiuto al malato terminale”.

Che cosa intende?

” E’ bene assicurare sempre a questo soggetto debole il dovuto e dignitoso accompagnamento nel momento più critico e difficile della sua esistenza, non bisogna lasciarlo solo. E’ una raccomandazione che vale per medici ed infermieri, ma riguarda anche e direi soprattutto la famiglia, sappia offrire amore ed assistenza. A tutto questo, si aggiungano una cura pastorale e spirituale adeguate. Penso che in frangenti simili, davvero traumatici, tutta la famiglia non deve essere lasciata sola, ma aiutata. In Italia, lo preciso, esiste una buona legge sulle cure palliative, ma questa legge non ha avuto sin qui adeguata applicazione”.

Obiezione di coscienza per i medici. Cosa ne pensa?

” Ovviamente è un diritto da proteggere e difendere. Ma per il cattolico, la cosa maggiormente rilevante non è l’obiezione, quanto il non arrivare a  circostanze del genere. Ovvero, occorre fare di tutto perchè non si creino le condizioni della obiezione, questa è la vera e grande sfida”.

Legge sul fine vita, esiste un pericolo eutanasia?

” In sè la legge non ne parla, tuttavia il rischio esiste. Cioè che apra poco alla volta la porta a questa pratica”

Caso Alfie, che ne pensa?

” Le autorità inglesi hano applicato in modo a mio parere errato una legge che comunque è disumana,ignorando il principio della libera determinazione nella scelta delle cure e del luogo ove farle. Non potevano impedire ai genitori del bimbo questa  libertà”.

Esiste in Europa una deriva anti vita?

”  La vediamo e tocchiamo con mano. Il caso Alfie lo ha dimostrato, ma penso anche all’ aborto, alla eutanasia e in genere alla cultura dello scarto. Cioè quando un soggetto non è più in grado di produrre o rendere, viene visto come un peso o zavorra da sopprimere, magari in una pessima ottica di risparmio per le casse dello stato e di riduzione dei costi. La vita umana è sacra dal momento del concepimento sino alla fine naturale”.

Bruno Volpe

 

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