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In una prefazione all’edizione russa del suo libro “Teologia della liturgia” il Papa emerito Benedetto XVI ha scritto che “la radice della crisi attuale della Chiesa ha la sua sorgente in un fraintendimento della riforma liturgica” che ha portato l’uomo a mettere “la propria attività e la creatività al centro del culto”. Aggiunge che la Chiesa vive sulla “celebrazione corretta della liturgia”, perché se la preminenza di Dio non è più evidente nella liturgia e nella vita, la Chiesa stessa “è in pericolo”.

 

 

Benedetto continua a scrivere che “nulla precede il culto divino”, c’è “la priorità di Dio stesso nella nostra vita”. Oggi, aggiunge, “le cose di Dio e quindi la liturgia non sembrano affatto urgenti”. Il Papa emerito nota che oggi c’è l’urgente bisogno di “tutto ciò che è possibile”, ma le cose di Dio “non sembrano urgenti”. “Se Dio non è più importante, saltano i criteri che stabiliscono ciò che è importante”, spiega. “L’uomo, mettendo da parte Dio, sostiene le limitazioni che lo rendono schiavo di forze materiali e che si oppongono alla sua dignità”.

 

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