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La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di sabato 17 Febbraio 2018.

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Nel Sabato dopo le Ceneri Nostro Signore Gesù Cristo ci ricorda che «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». I peccatori, veramente pentiti possono crescere nella fede e diventare testimoni del Signore come Levi (Matteo) che accoglie l’invito di Gesù («Seguimi!»), si “alzò” dai suoi peccati e lo seguì, divenendo apostolo e poi martire del Figlio di Dio. Nostro Signore, perdonando le colpe degli uomini, ha adempiuto la sua promessa di trasformare la terra deserta in giardino fiorito, trasformandoci con il soffio del suo Spirito, facendoci rinascere, se veramente lo vogliamo, alla vita nuova.

Come ci svela la Prima Lettura dell’Ufficio delle Letture di oggi (Esodo, 3,1-20), come accadde nel caso di Mosè, dopo la vocazione Dio ci rivela il suo nome, l’«Io-Sono». Questo ci permetterà di entrare in amicizia con Dio, come ci ricorda nella Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture il santo vescovo Ireneo nel suo libro IV «Contro le eresie»: «L’amicizia di Dio concede l’immortalità a quanti vi si dispongono debitamente. […] Chi è nella luce non è certo lui ad illuminare la luce e a farla risplendere, ma è la luce che rischiara lui e lo rende luminoso. Egli non dà nulla alla luce, ma è da essa che riceve il beneficio dello splendore e tutti gli altri vantaggi. Così è anche del servizio verso Dio: non apporta nulla a Dio, e d’altra parte Dio non ha bisogno del servizio degli uomini; ma a quelli che lo servono e lo seguono egli dà la vita, l’incorruttibilità e la gloria eterna. Accorda i suoi benefici a coloro che lo servono per il fatto che lo servono, e a coloro che lo seguono per il fatto che lo seguono, ma non ne trae alcuna utilità. Dio ricerca il servizio degli uomini per avere la possibilità, lui che è buono e misericordioso, di riversare i suoi benefici su quelli che perseverano nel suo servizio. Mentre Dio non ha bisogno di nulla, l’uomo ha bisogno della comunione con Dio. La gloria dell’uomo consiste nel perseverare al servizio di Dio».

È quello che è accaduto ai beati e ai santi che la Chiesa ricorda oggi: i sette santi fondatori dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria; san Benedetto di Dolia, vescovo; san Flaviano, patriarca di Costantinopoli; san Teodoro di Amasea, soldato e martire; san Finan di Lindisfarne (di Iona), vescovo; san Bonoso di Treviri, vescovo; san Mesrop, dottore della Chiesa armena; san Fintan, abate di Cluain Ednech; san Silvino di Therouanne, vescovo; sant’Evermodo di Ratzeburg, vescovo; san Pietro Yu Chong-Nyul, martire; san Lupiano; san Constabile (costabile), quarto Abate di Cava de’ Tirreni; la beata Elisabetta Sanna, terziaria francescana, membro dell’Unione dell’Apostolato Cattolico; il beato Antonio Leszczewicz, sacerdote e martire; il beato Luca Belludi, sacerdote francescano; il beato Federico da Berga (Martino Tarrés Puigpelat), sacerdote cappuccino e martire.

*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigliSotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.

 

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