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Al termine della loro 57 esima assemblea plenaria, i vescovi della Repubblica Dominicana, pur sottolineando che la Chiesa dominicana è sempre stata aperta al dialogo e alla partecipazione a processi che possano contribuire allo sviluppo di una società più equa, ribadiscono la richiesta al governo di annullare l’ordinanza 33, che chiede al ministero dell’Istruzione l’avvio di una politica educativa gender.

I vescovi dell’isola caraibica affermano che la politica gender, per favorire una cosiddetta uguaglianza, maschera l’ideologia gender, che sradica la natura umana, ignora la biologia e calpesta concetti scientifici inconfutabili. “Riteniamo necessario eliminare il termine ‘genere’ dalla politica educativa, per evitare – ribadiscono i vescovi – l’intromissione di questa odiosa e distruttiva ideologia gender che, ne siamo sicuri, la maggioranza della società non vuole”.

Nei Paesi latinoamericani dove è stata introdotta, scrivono, “l’applicazione di una politica di genere ha aperto la porta all’ingresso di ideologie che distruggono la famiglia, i valori e la cultura, nonché la negazione di concetti scientifici che sono inconfutabili”.

Nel comunicato al termine della plenaria, l’episcopato dominicano chiede di avviare un dialogo aperto, democratico, trasparente e partecipativo. Per questo motivo, i vescovi hanno deciso di appoggiare l’iniziativa dei laici che si sono manifestati con lo slogan “Giù le mani dai miei figli” (No te metas con mis hijos). “Sono i genitori – affermano – quelli che hanno più diritto a chiederlo”.

I vescovi ricordano che riguardo al tema dell’educazione, “la Chiesa cercherà sempre di appoggiarsi su basi e premesse che riflettono una corretta antropologia”.

L’ episcopato riconosce la necessità di costruire un sistema educativo di qualità che sia all’altezza delle sfide della società dominicana. “Crediamo – si legge nella nota – nell’uguaglianza delle opportunità e dei diritti tra uomini e donne; capiamo che questo è ciò a cui aspira la maggioranza della popolazione”. Quindi i vescovi si impegnano a continuare ad allertare la popolazione sull’evoluzione che il concetto di genere ha avuto negli ultimi decenni, “il che, senza dubbio, porterebbe ad accettare programmi dannosi nel processo educativo”.

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