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Ad un certo punto della preghiera eucaristica ci troviamo al canto del Santo. L’OGMR dice: “L’acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta il Santo. Questa acclamazione, che fa parte della Preghiera eucaristica, è proclamata da tutto il popolo col sacerdote”. Ora, spesso abbiamo l’idea che il Santo debba essere un canto “allegro”, ma in realtà il suo carattere è solenne. Purtroppo abbiamo pensato che una immotivata allegria in certi canti potesse aiutare nel rendere la,partecipazione della gente più gradita, così non è stato.

Quando ci si riferisce al “popolo”, penso (e spero) che in esso sia incluso anche il coro, almeno dove queste formazioni musicali ancora resistono alle epurazioni. Io non dico che il coro debba cantare tutto da solo il Santo (ma non escludo che in certe occasioni questo possa essere possibile) ma almeno penso che delle messe in alternanza fra coro e assemblea possano essere possibili con regolarità. Ce ne sono molte in questo modo e per la maggior parte se ne stanno ad ammuffire quando meriterebbero ben altra sorte. Ma se i cori non vengono incoraggiati non ci sarà mai speranza di vedere queste composizioni ed altre nel posto che a loro compete.

Poi il testo deve essere quello liturgico. Ho visto in giro degli stravolgimenti del testo di questa acclamazione, ma questo non è possibile. Nessuno, anche sacerdote, può cambiare i testi liturgici stabiliti e fissati di sua propria volontà. Ma purtroppo, in larghi settori della nostra Chiesa italiana, siamo purtroppo oramai all’anarchia vera e propria.

Aurelio Porfiri

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