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Ci troviamo nel momento più alto della preghiera eucaristica, il momento in cui il pane si cambia nel corpo e sangue di Gesù Cristo. Che cosa inaudita! Capisco che nei primi secoli gli oppositori della religione cristiana non potevano capire come questo potesse accadere e in effetti questo può essere capito solo all’interno di un percorso di fede.
 
Prima del racconto dell’istituzione, abbiamo l’epiclesi, in cui viene invocata la potenza dello Spirito Santo su quello che si sta per compiere. Benedetto XVI, in una omelia tenuta in Francia nel 2008 diceva: “Come giungere a Dio? Come giungere a trovare o ritrovare Colui che l’uomo cerca nel più profondo di se stesso, pur dimenticandolo così sovente? San Paolo ci domanda di fare uso non solamente della nostra ragione, ma soprattutto della nostra fede per scoprirlo. Ora, che cosa ci dice la fede? Il pane che noi spezziamo è comunione al Corpo di Cristo; il calice di ringraziamento che noi benediciamo è comunione al Sangue di Cristo. Rivelazione straordinaria, che ci viene da Cristo e ci è trasmessa dagli Apostoli e da tutta la Chiesa da quasi duemila anni: Cristo ha istituito il sacramento dell’Eucaristia la sera del Giovedì Santo. Egli ha voluto che il suo sacrificio fosse nuovamente presentato, in modo incruento, ogni volta che un sacerdote ridice le parole della consacrazione sul pane e sul vino. Milioni di volte da venti secoli, nella più umile delle cappelle come nella più grandiosa delle basiliche o delle cattedrali, il Signore risorto si è donato al suo popolo, divenendo così, secondo la formula di sant’Agostino, “più intimo a noi che noi medesimi” (cfr Confess. III, 6.11)”. Allora come questo racconto dovrebbe essere pronunciato con enorme reverenza! Nella forma straordinaria il fedele assiste al sacrificio immerso in un soprannaturale silenzio. Nella forma ordinaria il sacerdote pronuncia le parole, ma certo dovrebbe essere cauto nel far di quel pronunciare un discorso ordinario, come se fosse lì per fare un discorso come un altro. La cantillazione potrebbe aiutare ad elevare il discorso su un altro piano, ma mi rendo conto che dicendo questo, parlo al vento.
 
Si notano i sacerdoti che celebrano con reverenza e oggi si notano ancora di più, in quanto purtroppo non sono molti.
 
Aurelio Porfiri

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