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Cosa è la dossologia? La parola viene dal greco, “discorso di gloria”. Un articolo interessante della Treccani, scritto da Giuseppe de Luca, così ci informa: “Dossologie sono dette le lodi in gloria di Cristo che, con la massima frequenza e in forme svariatissime, ricorrono in tutta la primitiva letteratura cristiana”.
Padre Angelo, dal sito amicidomenicani.it così la spiega: “Le parole della dossologia intendono anche plasmare la nostra vita cristiana, facendola diventare una vita vissuta con Cristo, per Cristo e in Cristo. Con Cristo: solo Cristo con la sua Persona può penetrare nella sostanza della nostra anima. La penetra come la luce penetra in un cristallo e lo fa diventare splendente e luminoso. Questo non significa solo vivere accanto a Gesù, il che sarebbe già un gran cosa perché non ci si sentirebbe mai abbandonati. Ma molto di più vuol ricordare che Cristo con la sua Persona penetra nella sostanza della nostra anima in grazia. Vi penetra, come ho detto, mediante la grazia la quale fa sì che tutte le nostre azioni vengano assunte da Cristo, il quale per mezzo di noi continua ad evangelizzare, a santificare, a compiere l’opera della redenzione e a fare il bene. Sicché, come dice San Paolo, siamo chiamati “a soffrire insieme con lui per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,17), a crocifiggere insieme con lui l’uomo vecchio che è in noi (Rm 6,6), a morire e a vivere insieme con lui (2 Tm 2,11), a essere sepolti insieme a lui (Rm 6,4); a risuscitare insieme con lui (Ef 2,6), a diventargli “conformi nella morte” (Fil 3,10) “per essere glorificati insieme con lui” (Rm 8,17). In Cristo: non si tratta semplicemente di un’unione fisica o materiale, ma di un’unione legata alla carità. Per questo Gesù dice: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9) e: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,4-5). San Giovanni lega proprio alla carità questa reciproca inabitazione: “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4,16). È proprio perché siamo intimamente uniti e radicati in lui che possiamo portare molto frutto. Le nostre opere, da se stesse, sono uno zero. Ma compiute in lui, acquistano un valore immenso. Per Cristo: la congiunzione per ha un duplice significato. Il primo significato ricorda che tutto quello che abbiamo, l’abbiamo per mezzo di Cristo: nell’ordine della natura perché tutto è stato creato per mezzo di Lui (Col 1,15-17). E nell’ordine della grazia perché tutto ci è stato ricomprato da Lui (1 Cor 6,20 e Rm 8,29). È lui che dà la vita, quella naturale e quella soprannaturale. Ma Gesù è anche il fine della nostra vita e delle nostre azioni perchè “tutto è stato creato in vista di lui” (Col 1,16). Egli stesso chiede di vivere per lui e per il vangelo e a questo lega la salvezza: “chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8,35). San Paolo insiste sulla necessità di fare tutto per il Signore: “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini” (Col 3,23); “perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto” (Col 1,10)”.
 
Non credo, dopo aver letto tutto quanto ho scritto in precedenza, che devo dirvi che la dossologia sarebbe valorizzata dal canto, dalla bella melodia gregoriana che con molta nobiltà la riveste. Alcuni sacerdoti ancora lo fanno, ma sempre meno. Altri purtroppo inventano melodie peregrine, melodie che sono state concepite chissà dove. Pur se essa venisse cantata in italiano, sarebbe sempre un bene adattare quella melodia gregoriana.
 
Alcuni si chiedono quante volte debba essere cantato l’Amen, questo che è l’Amen più solenne della celebrazione che conclude la preghiera ecuaristica. Io penso che debba essere ripetuto una volta o tre volte. Perché tre volte? In quanto con questa triplice ripetizione si ribadisce la valenza trinitaria di questa dossologia, come di tutta la preghiera eucaristica.
 
Aurelio Porfiri

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