Ti è piaciuto? Condividi!

 
Diciamo una cosa all’inizio: a Messa bisognerebbe cantare i testi del Messale, comprese le antifone di ingresso, offertorio (dove sono finite?) e comunione. Altri testi sono consentiti se ben si adattano all’azione liturgica e al suo spirito. Oggi purtroppo assistiamo ad un profluvio di testi che poco hanno a che fare con la liturgia, pochissimo con la decenza. Il guaio è che non si cerca di correggere, ma di arginare. E spesso anche le versioni dei testi del Messale stesso sono altamente questionabili. Oramai il danno enorme è stato fatto, difficile la riparazione.
 
La Santa Sede a cui spetta regolare la liturgia, ha le sue idee su possibili soluzioni. Una di queste idee, è espressa dal recente Motu Proprio Magnum Principium (3 settembre 2017) con cui Papa Francesco concede più controllo alle conferenze episcopali per ciò che concerne la liturgia. Questo riguarda specialmente una modifca portata al canone 838 del Codice di Diritto Canonico.
Il vaticanista Iacopo Scaramuzzi così riporta la notizia (Vatican Insider, 9/9/2017): “Nella nuova formulazione del canone in questione, spiega ancora in una nota monsignor Roche, «si pone più adeguata distinzione, quanto al ruolo della Sede apostolica, tra l’ambito proprio della recognitio e quello della confirmatio, nel rispetto di quanto compete alle Conferenze episcopali, tenendo conto della loro responsabilità pastorale e dottrinale, come anche dei loro limiti di azione». La recognitio«implica il processo di riconoscimento da parte della Sede apostolica dei legittimi adattamenti liturgici, compresi quelli “più profondi”, che le Conferenze episcopali possono stabilire e approvare per i loro territori, nei limiti consentiti. Su questo terreno d’incontro tra liturgia e cultura, la Sede apostolica è chiamata dunque a recognoscere, cioè a rivedere e valutare tali adattamenti, in ragione della salvaguardia dell’unità sostanziale del rito romano».
La confirmatio «riguarda invece le traduzioni dei testi liturgici che, in base alla Sacrosanctum concilium(n. 36 paragrafo 4), compete alle Conferenze episcopali preparare e approvare; il § 3 del canone 838 precisa che le versioni devono essere compiute fideliter secondo i testi originali, raccogliendo così la preoccupazione principale dell’istruzione Liturgiam authenticam ». E richiamando il diritto e l’onere della traduzione affidato alle Conferenze episcopali, il Motu Proprio «ricorda altresì che le stesse Conferenze «devono far sì e stabilire che, salvaguardata l’indole di ciascuna lingua, sia reso pienamente e fedelmente il senso del testo originale». La confirmatio della Sede apostolica – spiega l’arcivescovo – non si configura pertanto come un intervento alternativo di traduzione, ma come un atto autoritativo con il quale il Dicastero competente ratifica l’approvazione dei vescovi. «Supponendo ovviamente una positiva valutazione della fedeltà e della congruenza dei testi prodotti rispetto all’edizione tipica su cui si fonda l’unità del rito, e tenendo conto soprattutto dei testi di maggiore importanza, in particolare le formule sacramentali, le preghiere eucaristiche, le preghiere di ordinazione, il rito della messa, e via dicendo»”.
 
Insomma, un maggiore ruolo alle Conferenze Episcopali per le traduzioni, per consentire quegli adattamenti “anche profondi” che vengono ritenuti necessari. Meno controllo da Roma. Questa frammentazione culturale dell’unico rito romano, ci fa naturalmente riflettere. Si intravede una sottile protestantizzazione della Chiesa, divisa de facto (e un poco pure de iure) in mille riti diversi tra loro. Saremmo tranquilli se nelle Conferenze Episcopali si cercasse di coniugare l’adattamento con l’unità del rito, quando in molte di esse adattamento significa unità con la cultura ma non intesa nel senso alto, ma in quello di adattamento alle vie del mondo.
 
Poi onestamente: quanti veramente leggono quello che esce dalle Conferenze Episcopali? È veramente saggio potenziare queste istituzioni che non sono essenziali alla missione della Chiesa?
 
Aurelio Porfiri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.