Ti è piaciuto? Condividi!

Il sovvertimento dell’etica oggi non è solo un progetto teorico di pochi intellettuali, ma tende a diventare, per molti, pratica quotidiana, con costi umani di inaudita gravità. Ciò è frutto di ideologie, alcune delle quali proposte in forme inedite e propagandate da un certo uso – funzionale al potere che ne dispone – dei mezzi di comunicazione di massa, sempre più pervasivi e persuasivi nel mercato globale.

Si tratta, però, di una persuasione che troppo spesso risulta da una ricezione acritica di certi messaggi, che misconoscono e/o deformano la realtà, contribuendo a un certo contesto sociale di accecamento. Poiché è una persuasione senza verità. Tuttavia, in genere la tensione naturale della mente e del cuore alla verità e al bene non è del tutto spenta e si rivela inestinguibile, in quanto, almeno, riesce ad avvertire i frutti amari e disumanizzanti di quel sovvertimento e ne prova ripugnanza. Purtroppo, però, per lo più si rifiutano i frutti, ma non si ripudiano le cause che li generano.

Dunque, per usare il linguaggio della medicina, bisogna considerare attentamente i sintomi per arrivare a scoprire le cause del male, onde poter proporre la terapia. Ora, l’attuale patologia morale ha certamente molteplici cause interagenti, ma, tra queste, le radici filosofiche non sono secondarie. Infatti, anche se molti ignorano che certe idee sono state proposte da determinati filosofi, tuttavia le accettano acriticamente, in quanto non conoscono le argomentazioni che le sorreggono e quindi non sono in grado di valutarle.

Perciò c’è bisogno di ricerche su posizioni filosofiche che costituiscono le radici dell’attuale situazione, per valutarle e proporre alternative.

È quanto intende fare Umberto Galeazzi nel suo ultimo libro, Pervertimento dell’etica. La via di S.Tommaso e la malattia mortale nel mondo di oggi (Chorabooks 2019: AmazonIBSFeltrinelliBarnes&NobleMondadori).

Le indagini di Galeazzi (che non hanno alcuna pretesa di completezza e di esaustività e che anzi inducono ad ulteriori ricerche) vertono su questioni e posizioni ineludibili ai fini di una diagnosi e di una conseguente terapia della situazione del nostro tempo. Il dialogo critico si attua con filosofi moderni e postmoderni come: Cartesio, Kant, Hegel, Marx, Lenin, Gramsci, Sartre, Heidegger, Del Noce, Fabro, Taylor, nonché i sostenitori del relativismo.

Umberto Galeazzi, si è laureato in Filosofia con il massimo dei voti nell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, dove è stato poi borsista e Assistente volontario di Filosofia morale. È stato: Assistente ordinario di Filosofia teoretica nell’Università di Macerata dal 1973 al 1982 e inoltre Professore incaricato, poi associato e quindi Professore ordinario (fino alla pensione, 31-XII-2011) di Storia della filosofia nell’Università di Chieti-Pescara. Negli a. a. 2012-13; 2013-14; 2014-15 è stato Professore invitato di Filosofia morale nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana di Roma.

È Accademico ordinario della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino.

La Fede Quotidiana pubblica in esclusiva un estratto di un capitolo dedicato al matrimonio come sacramento.

Scrive Galeazzi: “Il matrimonio in quanto sacramento apre una prospettiva veramente nuova rispetto all’uomo segnato dalla decadenza del peccato. L’uomo nuovo, in virtù della potenza salvifica del dono di Dio in Cristo redentore, può vivere, non senza l’impegno arduo della sua libertà, l’autentico amore coniugale, come dimensione della carità”.

[…]

“Il sacramento del matrimonio, segno efficace della grazia di Cristo, con il suo aiuto rende possibile vivere l’amore peculiare dell’unione coniugale: una dedizione con cuore indiviso di ciascun coniuge l’uno per l’altra e viceversa, una generosa capacità di sacrificio per il bene altrui. Dice, infatti, S. Tommaso: «Sebbene il matrimonio non renda conformi alla passione di Cristo nella sofferenza, tuttavia tale conformità si produce quanto alla carità con
la quale egli accettò la passione per unire a sé come sposa la Chiesa» (S. th., Suppl., q. 42, a. 1, ad 3). Ma è chiaro che si può parlare di carità tra i coniugi in virtù della grazia del sacramento, «destinato a santificare l’uomo (e la
donna) e a guarirlo dal peccato» (S. th., Suppl., q. 42, a. 1). In virtù di questa guarigione, che implica conversione dall’accecamento egocentrico, si può vivere l’amore autentico. In questa dimensione sacramentale l’Aquinate sottolinea l’importanza dell’indissolubilità, che è anche un compito naturale del matrimonio. Tradire questo compito significa tradire l’amore autentico: «l’indissolubilità, che è implicita nel sacramento, appartiene al matrimonio in se stesso» (ibid.). Infatti l’indivisibilità dell’unione coniugale esprime l’unione di Cristo con la Chiesa (cfr. S. th., Suppl., q. 49, a. 4)”. […] E’ evidente che per l’Aquinate, l’unione coniugale comporta la condanna morale sia del divorzio che dell’adulterio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.