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amoris-laetitia-bisAmoris Laetitia, Duubia, valori non  negoziabili: sono i punti caldi trattati in questa interessante intervista col teologo don Giulio Meattini, monaco benedettino dell’ Abbazia Madonna della  Scala, docente al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma  e alla Facoltà Teologica Pugliese.

Che cosa pensa  di Amoris Laetitia e del capitolo 8 in particolare?

“Amoris laetitia ha un’impostazione soprattutto pratica, dando suggerimenti sul modo di difendere e promuovere la vita della famiglia oggi. Sul piano strettamente dottrinale non dice nulla di nuovo. Il cap. 8, a mio modo di vedere, esprimendosi sul tema dell’accesso alla comunione di persone che vivono in situazioni di coppia irregolari, lascia il margine a qualche incertezza interpretativa. Il dibattito, molto acceso, che ne è scaturito, con interpretazioni anche diametralmente opposte, ne è la riprova”.

Esistono rischi di interpretazione relativista?

“Non è un mistero che esistono da molto tempo interpretazioni e prassi relativistiche, soprattutto nel cattolicesimo del nord Europa, proprio e anche nella “pastorale” matrimoniale e sessuale: per esempio l’uso di “benedire” con un rito religioso l’unione di fatto o civile di chi, dopo un matrimonio religioso fallito, ma valido, vive con un nuovo compagno o una nuova compagna. Oppure l’approvazione tacita di unioni e convivenze tra omosessuali credenti e praticanti. E’ molto strano che casi del genere, ben noti, non siano stati denunciati ed esaminati durante i due sinodi sulla famiglia e che Amoris laetitia non se ne preoccupi”.

Condivide i dubia dei quattro cardinali?

“E’ del tutto legittimo che dei vescovi, dei cardinali, anche dei teologi o qualunque altro battezzato, si rivolga, nelle modalità opportune, alla suprema autorità del Vescovo di Roma per avere delle delucidazioni su questioni controverse in materia di fede o di morale. Questo non significa altro che riconoscere l’autorità del Santo Padre. Per questo, i cardinali hanno agito non solo nel loro pieno diritto, ma anche nell’interesse di tutta la Chiesa, presentando i loro quesiti al fine di eliminare ogni velo di ambiguità da Amoris laetitia. Poiché i dubbi non sono soltanto di loro, ma di molti”.

Alcuni teologi parlano di confusione dottrinale nella chiesa. Condivide e se sì perchè?

“Penso sia realistico affermare che ci sia disorientamento. Non è facile individuare i motivi profondi. Penso che, nel complesso, siano legati al grande sforzo positivo che la Chiesa sta facendo per tradurre l’evangelo di sempre nella situazione storica mutata e mutevole. E’ il compito che il Concilio Vaticano II ha iniziato. Il Magistero, la teologia, la pratica pastorale, cercano vie per comunicare il vangelo in un mondo che cambia vertiginosamente. In questa ricerca di nuove forme è possibile commettere errori o non trovare subito le soluzioni più adatte. Diciamo che quando “si cambia casa”, un po’ di disordine è quasi inevitabile. Ma va superato verso una maggiore armonia”.

Liturgia: esiste  un problema abusi liturgici?

“Il problema esiste, e fa parte di quel disorientamento più generale di cui si diceva prima”.

Valori non negoziabili: perchè oggi la chiesa non ne parla troppo?

“Mi sembra che se si leggono i documenti magisteriali emanati anche solo negli ultimi decenni, sia molto chiaro quello che un cattolico oggi è chiamato a credere, a professare e a vivere. Esistono dei punti sui quali i cattolici non possono scendere a patti o fare sconti alla loro coscienza. L’aborto è uno di questi punti, le unioni fra persone dello stesso sesso un altro. Ma anche la guerra come mezzo di risoluzione delle tensioni fra le nazioni, la pratica della corruzione, l’usura, sono aspetti che un cattolico non può condividere in alcun modo. Questo è detto chiaramente, semmai non sempre è messo in pratica”.

Problema immigrazione che cosa fare? Possiamo davvero fare entrare tutti o ci vuole discernimento e prudenza? Esiste un rischio islamizzazione?

“L’attuale slogan mediatico che oppone come alternativa “i muri” e “i ponti”, è semplicistico e deviante. Non si risolve il problema immigrazione elevando barriere in cemento, ma neppure costruendo ponti a tutto spiano. Mi sembra che ogni persona e ogni popolo abbia bisogno di una casa, per poter abitare il mondo, e ogni casa, fatta di mura, è anche dotata di porte e di finestre, che servono per essere aperte ed essere chiuse, per uscire e per entrare. La porta, in questa sua doppia funzione, è segno del discernimento che ci vuole anche nell’accoglienza, “caso per caso”. Detto questo, esiste certo il pericolo islamizzazione dell’Europa. Ma potrebbe esserci anche il rischio di essere colonizzati dai cinesi”

Bruno Volpe

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