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Mentre il governo dello Sri Lanka sta preparando una riforma del codice penale e del codice di procedura penale che porterebbe a legalizzare di fatto l’aborto, i vescovi hanno chiamato i fedeli cattolici del paese a mostrare la loro opposizione a tale riforma. Attualmente in Sri Lanka l’aborto è legale quando la gravidanza mette in pericolo la vita della madre.

La riforma proposta dal Ministero della Giustizia estende l’aborto legalizzato alle gravidanze da stupro, incesto, quando la madre è sotto i 16 o anche in caso di malformazioni fetali. Tutta la Conferenza Episcopale del paese asiatico invita i fedeli a “pregare in espiazione di questo piano che punta alla soppressione della vita innocente, alla vita di chi non è in grado di difendere stesso nel grembo materno”. I vescovi concludono dicendo che “Dio è l’unico autore della vita e solo lui può decidere”.

La Chiesa cattolica in Sri Lanka sta coinvolgendo anche i medici che sono stati mobilitati per riaffermare “la santità della vita” e la necessità di rende noto che “la finalità dell’aborto è solo quella di rimuovere una vita nascente”. Recentemente, in occasione del 69° anniversario dell’indipendenza dello Sri Lanka, il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha scritto che “il dovere dei cittadini dello Sri Lanka è quello di cercare la vera indipendenza attraverso la protezione della cultura e della civiltà di questo paese da ogni forma di influenza neocoloniale o frutto della globalizzazione”.

Matteo Orlando

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