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È appena stata pubblicata la seconda edizione, riveduta e proposta secondo un decorso esperienziale, di Re-tractationes, Liturgia in-canto” (Chorabooks 2018, 82 pagine, vedi qui), un bellissimo volume di Giacomo Baroffio, che è una delle autorità mondiali circa gli studi sul canto gregoriano, studi che ancora oggi compie viaggiando di monastero in monastero, di città in città, per catalogare le fonti manoscritte di questo repertorio glorioso della Chiesa romana.

Nel libro Giacomo Baroffio ci dona alcuni pensieri fondati sulla sua enorme esperienza nel campo.

«Quando si entra nell’ambito della liturgia, bisogna sapere che sono vigenti categorie diverse rispetto al mondo sociale, laico o ecclesiastico che sia. Ci si pone esplicitamente alla presenza di un Dio che, al limite, potrebbe sembrare assente, ma che pure è lì: interpella e provoca il credente con la sua Parola ed il suo silenzio, entrambi profondamente intrecciati e sempre eloquenti ed insieme enigmatici. Forza travolgente che penetra nel cuore orante colmandolo di pace dopo averlo svuotato e purificato con il tormento della ricerca e dell’ascolto diuturno».

In Re-tractationes, Liturgia in-canto si riflette sull’abbandono del canto gregoriano e sul come questo evento non possa che aver avuto conseguenze tragiche per la liturgia stessa.

In questa seconda edizione l’Autore focalizza l’attenzione in primo luogo sulla liturgia quale madre di ogni esperienza cristiana che inizia con il battesimo e si sviluppa entrando nella dinamica della vita eucaristica. In questa prospettiva si comprende l’impegno della Chiesa nell’ascoltare la Parola di Dio, nel proclamarla e svelarne i contenuti attraverso il canto, “vera apologia delle fede”, come disse J. Ratzinger.

LA FEDE QUOTIDIANA pubblica in esclusiva alcuni passi di Re-tractationes, che è disponibile in EBook (formato sia Kindle che Epub), in cartaceo e su oltre 100 negozi online (Feltrinelli, Rizzoli, Mondadori, Hoepli, Libreria universitaria, San Paolo store, Google play etc.).

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VIII sull’incudine del quotidiano

La liturgia è il momento forte di un’esperienza che coinvolge e travolge il credente. Non può essere vivisezionata e scomposta in alcuni elementi che pur ci sono, ma che in definitiva restano secondari. Parole, gesti, canti, azioni rituali possono essere oggetto di investigazioni storiche e teologiche. Sono, infatti, elementi presenti in ogni celebrazione ed hanno tutti una storia affascinante: elementi necessari, ma sempre insufficienti per spiegare il dono di D-i-o. Egli irrora con il suo Spirito il cuore in adorazione che la grazia sull’incudine del quotidiano plasma sul modello del cuore di Cristo, rivelazione dell’amore infinito del Padre. Per tale motivo, ciò che nel profondo della persona avviene nel momento della liturgia rimane fuori di ogni calcolo e categoria razionale: è semplicemente indicibile, è una realtà in cui l’amore di D-i-o fa breccia nell’ottusità della persona umana e le conferisce una nuova dignità, quella del figlio. Ciò che i figli sono per i genitori e ciò che i genitori sono per i figli non si può dire a parole: solo lo sguardo di tenerezza e di riconoscenza nel silenzio può lasciar intuire qualche frammento di infinito e di eterno.

IX liturgia del cuore

C’è un unico luogo in cui si celebra la liturgia: il profondo del cuore, animato e reso fecondo dallo Spirito.

La liturgia del cuore ha nell’azione ecclesiale la sua visibilità esterna ed è autentica nella misura in cui riesce a essere segno e anticipazione della liturgia del cielo, nella pienezza del regno di D-i-o.

liturgia e preghiera – la liturgia è preghiera

La liturgia si pone nella vita quale esperienza di D-i-o in un contesto ben preciso: la preghiera. Un atteggiamento nascosto di totale abbandono a D-i-o: fede, fiducia, confidenza sono alcuni aspetti di un cristallo dalle mille sfaccettature il cui splendore illumina ed insieme acceca, inchioda l’esistenza all’asperità del quotidiano e la solleva in un movimento di speranza. La preghiera è la risonanza che prende corpo nel cuore quando si avverte – forse contro ogni indizio e convinzione razionale – che D-i-o è presente. D-i-o padre e madre, potente e delicato, affermazione ed attesa, esigente ed indulgente, che mette sottosopra il cuore e lo getta in un tumulto da cui lo ritrae per affidarlo alla gioia della pace e dell’ordine. Il pregare comporta anche espressioni verbali, il dire le preghiere, significa però soprattutto stare all’erta, essere in ascolto per percepire il minimo fruscio che potrebbe rivelare l’avvicinarsi di Dio, meglio: il nostro avvicinarci a Lui dopo tanti tormenti, itinerari contorti, dubbi, incertezze, rifiuti, dimenticanze, pentimenti. La preghiera è il nostro essere autentico quando prendiamo coscienza di chi siamo – figli di D-i-o – e re-agiamo alla sua presenza nella nostra vita. Quando dal cuore, incontenibile, sale una melodia. Senza parole, con tutta la nostra vita.

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