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” Difesa del Creato? Il Papa ha ragione, è pericolosa la mentalità predatoria.” Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato, Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi.

Padre Fortunato, in chiave cattolica, più corretto dire Creato oppure ambiente?

” Il Creato fa riferimento alla globalità ed è direttamente connesso al Creatore, anche al testo della Genesi. Possiamo definirlo, dunque, concetto strettamente biblico e pertanto teologico. L’ ambiente, al contrario, ha un valore prettamente antropologico e riguarda la reltà fenomenica che ci circonda. In chiave cattolica, pertanto, è  dunque corretto parlare di Creato”.

Ultimamente il Papa, anche in relazione ai mutamenti climatici, ha parlato di ” mentalità predatoria” . Che cosa ne pensa?

“Ha ragione il Papa ed apprezzo la sua valorosa difesa del  Creato e della casa comune della quale, ricordo, tutti siamo custodi. Occorre tenerla pulita questa casa, se vogliamo vivere bene. Al contrario, spesso per interessi particolari e voglia di guadagno, succede proprio il contrario. Ecco spiegato quel concetto di mentalità predatoria del quale saggiamente ha parlato Papa Francesco”.

Sinodo sull’ Amazzonia. L’ Instrumentuum Laboris è al centro di qualche critica. Perchè?

” Come dice la definizione, l’ Instrumentum Laboris è solo uno strumento, una traccia sulla quale lavorare e discutere, ma niente è stato deciso. Occorre leggere questo documento con la massima attenzione, ma liberi da pregiudizi e preconcetti, in un senso e nell’ altro”.

D’accordo, ma come spiega certe critiche, anche taglienti?

” Ritengo che le polemiche non portino mai da nessuna parte e non fanno arrivare lontano. A mio avviso talune critiche, non tutte, arrivano per motivi diversi e non solo per il documento stesso.  Del resto, del documento va preso quello che ci sta di buono, il positivo che sicuramente esiste”.

Problema migratorio, che fare?

” Penso che la posizione del Papa e della Chiesa italiana sia corretta. Non possiamo infatti disconoscere che gran parte della civiltà è partita dal continente africano e che i processi migratori sono da valutare irreversibili. Non si possono fermare o regolamentare con slogan, mettendo barriere. Non ci portano molto lontano, è necessario integrare. Inoltre bisogna ricordare che gli italiani, nel loro passato, sono stati  un popolo di migranti, dimenticarlo è come mettere da parte la storia”.

Bruno Volpe

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