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Continuano gli abusi liturgici in giro per alcune diocesi italiane. MiL ne ha segnalati diversi negli ultimi giorni. Eccoli.

Nella Diocesi di Parma gli abusi liturgici, al momento, riguardano due Chiese: Basilica di Santa Maria della Steccata e Chiesa di Santo Sepolcro. Nelle ultime due domeniche, durante la Santa Messa domenicale, le omelie sono state tenute da seminaristi (anziché dal sacerdote celebrante o, al limite, da un diacono, come prescrive il Codice di Diritto Canonico, senza eccezioni).
Nel variegato panorama degli abusi liturgici questa è proprio una spiacevole novità, che vede la Chiesa di Parma come apripista, o meglio ancora, come avanguardia rivoluzionaria per coloro che volessero poi dilatare questo nuovo trend. A quando, si chiedono dal blog  MiL, “vedremo tenere le omelie a suore, catechisti, chierichetti, chierichette, teologi di tendenza, profeti della nuova Chiesa, massoni, musulmani, presentatori televisivi, veline, atei e chi più ne ha più ne metta?”. Per la cronaca Parma è una di quelle diocesi ostili alla Santa Messa V. O., nonostante la presenza di un Coetus fidelium che la chiede da anni.

Nelle diocesi di Padova una strana locandina accompagna una conferenza organizzata dalla Diocesi patavina sul tema “Donna, Chiesa e Chiese”. Perché mettere in mostra delle donne “prete”. Papa Francesco non aveva parlato chiaro in materia? Evidentemente, anche a Padova, continua l’inesorabile declino e non sono bastati i recenti episodi riguardanti alcuni preti coinvolti in scandali sessuali.

A Modena gli abusi liturgici non arrivano dalla Diocesi ma dagli organizzatori del prossimo GayPride. Come logo di questa manifestazione, che è in diretta violazione di tutti gli insegnamenti della Chiesa Cattolica e del magistero di vari Papi, a Modena gli lgbti locali hanno pensato bene di usare come simbolo il rosone del Duomo della città emiliana. E’ attesa la risposta del vescovo locale, come è accaduto lo scorso anno durante un Gay Pride organizzato in Molise dove i vescovi molisani, seppur flebilmente, presero posizione contro.

Uno dei più sconcertanti (o per meglio dire “puzzolenti”) abusi liturgici si è verificato nella Chiesa San Giovanni Maria Vianney dell’omonima Parrocchia di Marsala, sita in Contrada Amabilina. L’Amministrazione comunale di Marsala, in collaborazione con Energetikambiente, è stata ospitata nell’edificio sacro il 18 gennaio, per un programma di informazione alla cittadinanza sulle nuove modalità di raccolta differenziata dei rifiuti. L’iniziativa di presentazione si è ripetuta martedì 22 gennaio nella Chiesa Maria SS. Madre Della Chiesa di contrada Ciancio e venerdì 25 gennaio nella Parrocchia Maria SS Bambina di contrada Terrenove.

Presso la Parrocchia di contrada Amabilina non esistono altri locali dove si poteva ospitare l’iniziativa?

Un incredibile episodio, se confermato, arriva dalla diocesi di Mantova. Un parroco sarebbe stato sollevato dall’incarico per aver difeso la dottrina cattolica dell’indissolubilità del matrimonio.

Il Parroco di Motteggiana (MN) don Angelo Bisi, sarebbe stato sollevato dall’incarico domenica 3 febbraio, almeno ufficialmente, per presunte incomprensioni con alcuni suoi parrocchiani. Tutto ciò malgrado sia nota la sua devozione e ortodossia dottrinale. Stranamente tutto sembra iniziato qualche tempo fa quando don Angelo si è esposto difendendo la famiglia tradizionale e ribadendo il divieto di ricevere la Santa Comunione ai divorziati risposati: “La dottrina della chiesa ritiene e afferma che ogni rapporto sessuale fuori dal matrimonio è un atto peccaminoso, e se uno contrae addirittura un secondo matrimonio con altra persona, diversa dal coniuge che ha sposato con il sacramento cristiano, resta in permanente stato di peccato. È per questo che la chiesa nega l’assoluzione, perché per ottenere l’assoluzione ci vuole il pentimento e il cambiamento di stato… È una cosa seria e molto grave ed è per questo che dicevo a Francesco di pensarci bene e soprattutto di non arrivare a una soluzione pasticciata di compromesso come si fa in politica, che va ad infrangere la sostanza del Sacramento cristiano del matrimonio. Se crolla il sacramento crolla tutto, noi cosa andiamo a insegnare ai ragazzi che stiamo preparando al matrimonio”, aveva spiegato il parroco. Dal MiL si sono chiesti come mai, “tra scandali di ogni tipo (omosessualità, pederastia, adulterio, ruberie, etc.), si rimuova un parroco con una decisione che il Codice di Diritto Canonico prevede solo in casi gravi (vedere sotto il Canone 1741).
Alcuni si chiedono se il vero nodo della questione non sia per caso la difesa, da parte di don Angelo, dei “valori non negoziabili” (QUI, vita, famiglia e libertà di educazione) che oggi – purtroppo – non paiono essere di moda nella new wave ecclesiale, anche in altissimo loco.
O forse non segue la solita onda neoecclesiale su immigrazione e cambiamenti climatici (che – ricordiamo – secondo il Catechismo, sono cose da laici e non da preti…). A prendere la decisione è stato il vescovo di Mantova, monsignor Marco Busca.

Un pressing cominciato il 14 febbraio del 2018, giorno delle Ceneri, quando la Diocesi lo aveva informato dell’intenzione di toglierlo dalla parrocchia di San Michele Arcangelo. Per giustificare tale decisione era stato incolpato di avere sbadigliato durante un funerale e di essere arrivato in ritardo a delle messe poi era partito il mobbing per esonerarlo da diversi impegni che piano piano gli sono stati tolti. La verità è che don Angelo è un prete tradizionalista: ad esempio sul concetto di “famiglia” ha sempre sostenuto che essa è composta da papà, mamma e figli e non da due papà o due mamme. “Per la Diocesi sarebbe una posizione troppo vicina al Vangelo che va in contrasto con la visione che hanno i giovani”, ha scritto un giornale locale. “A Villa Saviola Don Angelo gestiva, senza alcun problema, il gruppo formato da 30 ragazzi formatosi proprio grazie al lavoro del sacerdote ma che gli è stato tolto e affidato a don Paolo Gibelli, ritenuto più idoneo e diplomatico. L’occasione si era presentata in estate quando erano sorte alcune divergenze fra il sacerdote e alcune volontarie del Grest le quali si erano rivolte a Gibelli che le aveva appoggiate. Una mossa, quella del collega, valutata da don Angelo scorretta e che aveva aperto delle incomprensioni e lacerazioni”.

Don Angelo è pronto a difendersi davanti la Sacra Rota e anche a denunciare chi lo vorrebbe danneggiare. Di sicuro don Angelo non firmerà le sue dimissioni “Va contro la mia dignità e andrei ad avallare accuse ipocrite che ritengo anzi delle calunnie”, ha spiegato il sacerdote. “Sto lottando non per difendere un posto da parroco ma i valori cristiani. E la circolare del Vescovo che annunciava l’apertura della comunione ai divorziati e ai risposati io non l’ho letta in chiesa”. Il prete disobbediente si è infatti rifiutato di divulgare ai parrocchiani un documento che fra i cristiani suscita dibattito e che non lo trova d’accordo.

Nell’Arcidiocesi di Bologna l’Arcivescovo monsignor Matteo Maria Zuppi dialogherà con un rappresentante di una associazione di volontariato sull’ “importantissimo” tema dell’ “innovazione comunicativa è importante perché è alle radici di un cambiamento nella forma organizzativa dell’uomo che non sarà più quello del medioevo, che aveva Dio e la religione come punti di riferimento, ma si trasformerà nell’individuo e nel soggetto delle epoche posteriori. Il singolo, in quanto individuo, si inventerà come il protagonista della propria era…”. Non si può parlare di un altro caso di abusi liturgici ma MiL ha commentato: “Gli chiediamo sommessamente se i nuovi valori della Chiesa sono quelli citati nella locandina qui sopra. Speriamo di no!”. Gia!

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