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ScuolaEmanuele Ciampitti e Susan Vincenzoni, due genitori di Forano Sabino, piccolo centro in provincia di Rieti hanno deciso di ricorrere all’educazione parentale per evitare che i figli ricevano una educazione alle teorie del gender nelle scuole pubbliche.

“Siamo una normalissima famiglia italiana, e abbiamo un bambino di 5 anni e mezzo. – affermano – La nostra storia e la nostra battaglia sull’ideologia ed indottrinamento sulla spigolosa e complessa questione gender inizia qualche anno fa, leggendo qua e là articoli su internet, approfondendo poi la legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” e visionando accuratamente le linee guida OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Dopo aver considerato le varie possibilità e ponderato sulle molteplici eventuali di rischio, abbiamo scelto di perseguire la strada più ardua, ovvero l’educazione parentale. Certo, escludiamo il bambino dalla possibilità di confronto scolastico con i compagni di classe e la cosa ci irrita alquanto visto che la scuola da Costituzione Italiana è un diritto per tutti, ma è l’unico modo per prendere tempo senza incombere poi nell’inevitabile deviazione psicofisica di nostro figlio. Ammettiamo che è un grande impegno, ma mai paragonabile alla serenità familiare che ha comportato questa scelta. A rafforzare la nostra decisione è stata la totale omertà dei docenti, a sentir loro questo nuovo indottrinamento non esisteva nemmeno e tuttora, continuano a negare. Ovviamente è a rischio il loro posto di lavoro, ma non è una giustificazione in grado di sostenere la gravità della distruzione dell’infanzia dei bambini, innocenti e puri senza malizia. Persino il Preside del plesso scolastico sostenne su carta che questo tipo di indottrinamento non esistesse (cit: ” In relazione a quella da Voi chiamata spinosa introduzione in ambito scolastico dell’educazione di genere, si precisa che tra le conoscenze da trasmettere agli alunni, non rientrano in nessun modo né ideologia gender né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo) poi in un secondo momento ci comunicò che “non” sarebbe stato obbligatorio, che in ogni caso a  Lui non era stato ancora comunicato nulla in proposito, quando invece sul sito dedicato al plesso stesso, c’era la data della riunione dove si specificava appunto l’introduzione “dell’educazione all’affettività e sviluppo della personalità”.

“Spesso – proseguono – tutto questo avviene sotto gli occhi di molti genitori, che costretti a lavorare entrambi per mantenere uno stile di vita, o effettivamente per puro disinteresse, preferiscono che i propri figli continuino ad andare a scuola purché non stiano in mezzo ai piedi. Ormai è noto a tutti quanta superficialità vige nelle menti di alcuni padri, che al ritorno dal lavoro adorano infilare le pantofole e dedicare il proprio tempo ai programmi sportivi, o sui social network. Conosciamo abbastanza bene le molte madri che “vogliono” andare dal parrucchiere, farsi le unghie variopinte e andare in palestra per mantenere un certa linea che sia quantomeno vicino a degli stereotipi televisivi. Purtroppo è una realtà e bisogna ammetterlo, la colpa di ciò che accade nelle scuole a prescindere dalle incompetenze vigenti nei vari plessi, è “soprattutto” del totale disinteresse dei Genitori sull’andamento scolastico e dell’istituto stesso, finendo poi per rovinare le vite di questi Bambini. Pensiamo e ne siamo convinti, che lo sguardo di un bambino sereno non abbia prezzo, che la naturalezza delle loro domande debba seguire un percorso “naturale”, come giusto che sia l’insegnamento della famiglia “naturale”. uesta è la più grande battaglia dei genitori, nei confronti della salvezza dei propri Figli. L’ideologia gender “non” è una cosa nuova, anzi, fa parte di un ampio progetto mondiale atto a distruggere le identità dei bambini, per spianare la strada all’imminente e incontrastato arrivo del Nuovo Ordine Mondiale.Ci appelliamo a tutti i genitori: sempre confrontarsi, sempre leggere i testi adottati, sempre approfondire le varie diciture dei POFT (Piano Offerta Formativa Triennale) dei vari plessi scolastici, non dobbiamo aver timore di affrontare un insegnante, di chiedere delucidazioni! Controlliamo sempre tutti i progetti sia interni che esterni delle varie scuole. Ci vogliono 3 minuti per perdere un bambino. L’unione farà e sarà la forza, di tutti”.

Lo scorso 9 settembre, il ministro Giannini ha affermato che Il governo avrebbe presentato a breve le linee guida per introdurre, tramite la formazione degli insegnanti, “l’educazione all’affettività” nelle scuole italiane. “I tempi sono le prossime settimane, direi la prima metà di ottobre come periodo ideale, perché è un lavoro praticamente concluso” ha aggiunto. La declinazione dei principi è espressa nel comma 16 dell’articolo 1 della legge “La buona scuola”, ma Giannini ha precisato che non si tratta di una “forma prescrittiva” per gli insegnanti. E’ prevista invece “un’attenzione a un quadro di riferimento generale che specifichi quale sarà il progetto formativo per gli insegnanti. Il progetto educativo che poi le scuole, in totale autonomia, come la legge indica, potranno tradurre in diversi tipi di attività”. “I principi del comma sono la diffusione di una cultura delle pari opportunità in tutte le scuole italiane, di contrasto a ogni forma di discriminazione e di violenza di genere. Significa  cultura del rispetto, consapevolezza di sé, essere finalmente anche a scuola nella condizione di parlare di questi argomenti, avendo con gli insegnanti un rapporto aperto e gli insegnanti preparati a poterlo fare. Questo è il nostro obiettivo e sono convinta che sarà una svolta veramente fondamentale”‘ha continuato il ministro. “Le risorse ci sono. È una legge molto finanziata. Abbiamo per la formazione degli insegnanti 40 milioni strutturali permanenti all’anno, ci sarà un segmento che non so quantificare oggi dedicato anche a questo aspetto” ha continuato Giannini. Si tratterà comunque di una formazione obbligatoria per gli
insegnanti, “un tema strutturale dentro il pacchetto delle priorità, insieme alla scuola digitale, alle competenze linguistiche e a tutto il resto”.

Gianluca Martone

 

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