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KikoArg__elloTerzo incontro in Africa e primo in assoluto in Sudafrica per Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. L’incontro è stato, come sempre, finalizzato ad annunciare ai giovani neocatecumenali, e non solo, dell’Africa un annuncio di salvezza e di speranza: Cristo Risorto.

Nel suo intervento mons. Slattery ha affermato che “il Cammino Neocatecumenale ha toccato la vita di milioni di persone e ha riportato la Chiesa in vita in molte città e paesi”. “Forse il più grande impatto il Cammino Neocatecumenale lo ha avuto sui laici”, ha proseguito. “Intere famiglie, migliaia di loro, hanno lasciato le loro case per lavorare nella missione in tutto il mondo, conducendo le persone alla conversione”. Pertanto, ha concluso l’arcivescovo, “caro Kiko e caro Padre Mario (Pezzi, il terzo catechista insieme a Carmen Hernandez dell’equipe internazionale del Cammino Neocatecumenale, ndr.), il vostro passaggio in Sudafrica è una nuova Pentecoste per tutti noi”. Kiko ha sostenuto davanti agli oltre 2000 presenti che “la Buona notizia… il kerygma… l’annuncio del Vangelo…è qualcosa che sta accadendo ora, e in questo momento preciso. Cristo sta mostrando le sue ferite al Padre, intercedendo per tutti noi!”. Parole che hanno confortato i numerosi in lotta contro i disparati problemi del territorio: povertà, tribalismo, arruolamento, paura del terrorismo jihadista.

Verso la fine della serata Kiko ha fatto le chiamate vocazionali, chiedendo ai presenti che hanno sentito una chiamata di salire sul palco per una benedizione. Ventitrè ragazzi che sentivano la vocazione al sacerdozio e tredici ragazze per la vita consacrata hanno raggiunto i sacerdoti sul palco per ricevere la benedizione. Ed è proprio da questi momenti, in cui ci si lascia guidare e si apre il cuore allo  Spirito Santo, che esso ispira tantissime famiglie a lasciare tutto. C’è, infatti,  chi “emigra” volontariamente per evangelizzare. È il caso di Juan e Maribel, coppia messicana che ha vissuto in California e poi, insieme agli 8 figli, ha dato disponibilità per una missione a Cape Town, proprio in Sud Africa.

Tutti, grandi e piccoli, vivono il loro essere cristiani mettendosi al servizio dei più poveri in una baraccopoli, in situazione anche molto pericolose. Lì celebrano ogni volta in una baracca diversa. Non hanno stipendi ma la Provvidenza è all’ordine del giorno. Arrivano quotidianamente aiuti da tutte le parti, soprattutto cibo. La comunità neocatecumenale di origine (che si trova in California) li aiuta con l’affitto della casa e altre spese. Ma è un posto difficile, strapieno di nuove moschee e di tante religiosità diverse. Quando i bambini invitano i compagni a casa, questi rimangono stupiti nel vedere di come si mangia a tavola, o del rapporto con i genitori. o che maschi e femminucce hanno stanze separate; in tanti, infatti, vivono tutti insieme. La vera missione è semplicemente far vedere come è bella una famiglia cristiana. Il sabato sera viene l’Eucarestia, con le comunità che catechizzano, mentre la domenica vengono celebrate le lodi, una vera e propria celebrazione domestica che ricorda quelle delle prime comunità cristiane, dove il padre presiede.

Si cantano le lodi con i vari strumenti, la tavola imbandita (fiori e croce) e poi si fa il giro di esperienze: il papà chiede ai figli se la Parola ha “risuonato” nei fatti concreti della loro vita quotidiana, quali problemi hanno avuto a scuola, se hanno giudicato qualcuno dei fratelli e li invita a chiedersi perdono e a darsi il bacio della pace.

Maria Rocca

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