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Felice di MolfettaSi è conclusa a Bari la 66esima edizione della Settimana liturgica nazionale, organizzata dal Cal (Centro di azione liturgica) e dalla diocesi locale. “Eucarestia, matrimonio e famiglia” il tema, quanto mai impegnativo, di questa importante manifestazione rivelatasi un successo sia di pubblico che organizzativo. Sulla assise barese, abbiamo fatto il punto e il bilancio con monsignor Felice Di Molfetta, vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano e già presidente del Cal.

Eccellenza, qual era il vostro obiettivo e lo avete raggiunto?

“Sono molto soddisfatto. Lo scopo era quello,come del resto in ogni settimana liturgica, di promuovere e divulgare lo studio della liturgia. Ho visto una platea quanto mai interessata e partecipe. Tra gli ascoltatori vi erano addetti ai lavori, ma anche persone semplici e tanti laici”.

Problema della correttezza liturgica. A volte sembra che si cammini in una sorta di cantiere aperto, dove in tanti svolgono attività di sperimentazione con risultati non sempre positivi, anzi.. ”

Quello che lei dice é vero. Il Vaticano II ha portato delle importanti e belle novità che, tuttavia, non sempre sono state capite o ben interpretate. Talvolta, certamente non per responsabilità del Concilio, alcuni operatori liturgici hanno ecceduto ed eccedono in creatività e questo non è affatto corretto,anzi”.

Perchè non é corretto?

“Nel senso che occorre ribadire: nessuno é padrone o signore della liturgia, la quale appartiene solo alla Chiesa. Ogni stravaganza, dunque, va evitata con cura, mettendo da parte improvvisazioni che non sono da incoraggiare. Si rispetti con attenzione il decoro della celebrazione liturgica”. Al centro dei lavori il rapporto tra eucarestia e matrimonio sacramento… “Il matrimonio cristiano e la relativa celebrazione, spesso sono intesi in senso privatistico,come un assunto tra pochi addetti ai lavori. Questo non va bene. Bisogna coinvolgere la comunità”.

Il congresso si é occupato anche della domenica,come giorno del Signore da rispettare nella sua sacralità…

“La frenesia produttiva ha portato ad una specie di ridimensionamento della Domenica,sacrificata sull’altare non di Dio, ma dei soldi e del profitto. Il lavoro non sia mai un idolo, ma un mezzo per vivere. Oggi accade il contrario”.

Un tema che le cronache agostane hanno evidenziato: la celebrazione del funerale…

“Lei si riferisce al caso del signor Casamonica di Roma. Penso che i giornali abbiano esagerato, forse perchè ad agosto non ci sta molto di cui occuparsi. In ogni caso il funerale, salvo che per scomunicati, eretici e scismatici, non si nega a nessuno. Non mi risulta che il morto fosse tra tali categorie e dunque il parroco ben ha fatto a celebrata il funerale. Non é tenuto a chiedere il certificaro penale del defunto”.

Bruno Volpe

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