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Chiariamo subito un fatto: il primo motivo che mi ha spinto ad andare a Verona è stato per manifestare a favore della LIBERTÀ DI ESPRESSIONE, gravemente messa in pericolo da un’informazione infamante ed aggressiva.

Non si è mai visto (o almeno non ricordo) un attacco concentrico e preventivo contro una riunione di persone adulte, come quello che tutti i media hanno scatenato contro il congresso di Verona.
E’ stata una cosa rivoltante, vergognosa, di stampo totalitario.
C’è stata una campagna violenta e diffamatoria, alimentata da falsità grossolane, tese a denigrare i partecipanti, utilizzando toni offensivi e volgari.

Il primo tema su cui bisogna riflettere è proprio questo: ma quale libertà c’è in uno Stato che permette l’uso di toni minacciosi, che costringono il presidente dell’ISTAT a rinunciare a partecipare ad una tavola rotonda in cui si deve discutere di crisi demografica?
In cui si è chiesto di boicottare gli alberghi che ospitavano i relatori del congresso di Verona, in cui si è arrivati a chiedere la lista dei traduttori per impedire loro di trovare lavoro in futuro? Ma non sono queste liste di proscrizione di stampo nazista?
Di quale libertà si può parlare quando per un mese sulle radio e sulle televisioni si sono sentite versioni caricaturali di ciò che si sarebbe detto a Verona? In cui persone totalmente estranee ai temi in discussione spargevano ogni genere di nefandezza, settimane prima che i relatori avessero parlato?
C’è dell’odio in giro, sì, e arriva tutto da quella parte che si definisce libera e tollerante.
In realtà la sinistra, laicista, politicamente corretta, chiamatela come volete voi, è la minaccia più concreta alla libertà che vi è ora in questo Paese e nel mondo occidentale.
Ed io, in quanto figlio di partigiano, in quanto nipote di partigiano morto in un campo di concentramento, in quanto uomo con il cuore veramente a sinistra, attento ai temi della libertà e della promozione delle fasce meno abbienti della popolazione, ho sentito il dovere di partecipare per difendere la libertà di parola conquistata a caro prezzo da chi ha combattuto sui campi di battaglia, anche a costo della vita.

La seconda questione è di tipo estetico: la manifestazione “femminista” di sabato (così come tutte le manifestazioni gestite da quel tipo di ideologia) è stata caratterizzata essenzialmente da volgarità e da aggressività.
Nessun tema costruttivo è stato proposto, nemmeno quello dell’utero in affitto che pure è stato oggetto di condanna da una parte importante del mondo femminista.
Dagli slogan espressi, l’unica cosa che si è potuta intuire è la proposta di un uso insensato della libertà da esprimersi in una zona compresa fra l’ano e la vagina (leggete gli slogan nelle foto della manifestazione se non mi credete), e non va più in là.
L’ho trovata una visione veramente degradante del mondo femminile.
Nella manifestazione di ieri, caratterizzata da sorrisi e serenità, non una parolaccia, non un insulto, non una provocazione, semmai un uso lieve e intelligente dell’ironia. Si è proposto un modello concreto di convivenza pacifica nella società, di reale parità di diritti e doveri fra uomo e donna.
Un modello basato sul reciproco rispetto e comprensione, con l’ideale comune della costruzione del futuro.
Ho visto bambini che giocavano, coppie di sposi che si tenevano per mano, ho visto tenerezza e civiltà, quella vera.
Ho incontrato persone che ammiro, prima fra tutte Costanza Miriano, che, oltre a scrivere divinamente, è un genio, perché solo un genio dotato di sapienza ed ironia può intitolare il suo libro più famoso “Sposati e sii sottomessa” (un titolo, va da sé, che è costato il rogo del libro in varie parti del mondo – sempre da parte dei tolleranti, ovvio).
Ho incontrato donne veramente trasgressive, capaci di mettere al mondo due, tre, quattro, fino a undici figli, e sentirsi veramente libere di dedicare la parte più importante della loro vita alla vita.
Ho incontrato persone impegnate nel sociale, per promuovere solidarietà e bellezza.

Ma poi, alla fine, c’è stato qualcosa di medioevale?
Vediamo un po’… ho trovato gente amabile, gentile, cortese. Ecco sì, se la cortesia deriva da corte (contrapposto a villano, ossia il rozzo contadino della villa, della campagna), nella cortesia, nella gentilezza, nella sorridente amabilità delle donne e degli uomini di questa piazza ho trovato molto medioevo.
Così come ho trovato coppie che stanno ancora insieme dopo dieci, venti, trent’anni o addirittura cinquant’anni di matrimonio. Ecco, se la fedeltà è un valore medioevale, allora anche questo c’era in abbondanza.
Ho ascoltato anche preghiere e canti sacri: sono forse medievali anch’essi? Non penso, non erano in latino.
In ogni caso rappresentano sicuramente un fattore di continuità con la civiltà che ha permesso la costruzione delle meraviglie artistiche che arricchiscono l’Italia molto più delle oscenità di sabato.

Sergio Mandelli

(nella foto con la scrittrice Costanza Miriano)

Un pensiero su ““La manifestazione ‘femminista’ a Verona è stata volgare, aggressiva, degradante per le donne””

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