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Pubblichiamo la terza ed ultima parte dell’intervista esclusiva de La Fede Quotidiana a don Alessandro Minutella.

 

Esiste forse un eccesso di misericordia senza giustizia e questo può sussistere?

“Non credo si possa parlare semplicemente di “eccesso” di misericordia che, al limite, con qualche correzione, può sempre essere un orientamento, teologico e pastorale, mosso dal desiderio che tutti gli uomini siano salvi. Nella storia del pensiero teologico si sono avuti movimenti di fede, ai limiti dell’ortodossia, che hanno rimarcato il tema della misericordia di Dio per i peccatori. Più di recente, per esempio, trovo interessante l’accento di Dostoevskij, nella sua straordinaria produzione letteraria, al tema della tensione tra la misericordia di Dio e la risposta del cuore umano. Ma tutto ciò è un’altra cosa.

Bisogna invece parlare, nel caso del governo bergogliano, di misericordismo, che è appunto altra cosa rispetto ad un bilanciamento in favore della misericordia. Il misericordismo è, probabilmente, l’eresia più insidiosa che Bergoglio porta avanti, perché risponde a un bisogno di redenzione da parte dell’uomo contemporaneo, preda di una società liquida (come l’ha definita Bauman), che tuttavia scavalca l’impegno, la conversione, il riscatto dalle condizioni di peccato. Questo è un sovvertimento senza precedenti. In una parola, il misericordismo predica il perdono di Dio senza esigere il pentimento del peccatore. La Chiesa ha sempre insegnato – sulla scorta della Rivelazione – che la misericordia e il perdono di Dio esigono pentimento e riscatto. Ora, il misericordismo si ferma, per fare riferimento all’icona dell’adultera, alle parole di Cristo: “nessuno ti ha condannata? E neppure io ti condanno” (Gv 8,10), ma omette colpevolmente ciò che segue: “va’ e d’ora innanzi non peccare più” (Gv 8,11). Nelle mie seguitissime catechesi su Radio Domina ho potuto dimostrare che, nel panorama del misericordismo in Italia, Enzo Bianchi rappresenta il pericolo più insidioso. Insieme al cardinale Kasper è senza dubbio l’alfiere di questa eresia. Non è un caso che, nel primo Angelus, Bergoglio abbia voluto elogiare Kasper, affermando di aver letto il suo libro sulla misericordia di Dio. Nel frattempo, lo stesso cardinale tedesco pubblicava più di un volume per mettere sotto la regia della misericordia il governo di Bergoglio. Così la misericordia, anzi il misericordismo, è divenuto come la colonna sonora, un disco rotto, di questi anni di governo. Si assiste alla perdita di pudore da parte di questo establishment bergogliano: la dottrina è alterata, il governo è, senza alcun dubbio, esito di un golpe senza precedenti, ovunque regna non la carità, che fa della Chiesa la Communio di cui parla sant’Agostino, ma la paura; l’autorità sacra è divenuta regime, ovunque regna la confusione e l’anarchia, sembra (per dirla con Benedetto XVI) che la barca di Pietro stia per affondare. Quando ho preso parte al Convegno organizzato dal Cardinale Burke l’anno scorso a Roma (credo ad aprile), ricordo che proprio il cardinale Burke confidava ai presenti in aula che il compianto cardinale Meisner (uno dei firmatari dei Dubia), uscendo da una delle sessioni del Sinodo sulla famiglia, constatando la piaga misericordista, poi approdata in modo subdolo nel documento finale Amoris Laetitia, diceva sottovoce al suo amico Burke: “di questo passo giungeremo allo scisma”. Non so quali siano i tempi, e la stessa parola scisma riesce a frenare anche gli spiriti più arditi, amanti della Chiesa. Tuttavia, a pensarci bene, la falsa chiesa bergogliana è già ipso facto, scismatica. So che questa è un’affermazione dirompente, ma la verità, prima o poi, si imporrà. Noi stiamo vivendo il terzo segreto di Fatima. Con la pubblicazione di Amoris Laetitia e con l’insieme dei sospetti, sempre più fondati, di un golpe della Chiesa cattolica, di fatto, la chiesa bergogliana ha rotto con il patrimonio dottrinale di sempre e, anche solo sul piano nominale, ha creato le condizioni di uno scisma. Certo, quanti ancora guardiamo all’anziano Benedetto XVI, come legittimo papa, siamo pochi e purtroppo anche non coesi, tuttavia è il piccolo resto cattolico, che sopravvivrà a questa prova finale di cui parla il Catechismo al numero 675. Sarebbe auspicabile una discesa in campo più coraggiosa da parte dei confratelli. Si attua la predizione della Santa Vergine a La Salette: “Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo”. Si realizza in pieno la visione di papa Leone XIII, che vedeva la sede di Pietro aggredita da satana, stiamo vivendo Fatima, che parla di apostasia della fede e di un falso governo. Forse, su tutti, chi ha potuto vedere meglio quanto stiamo vivendo è mons.Fulton Sheen, di cui esistono in traduzione italiana diversi testi. Egli aveva potuto parlare, già negli anni Cinquanta, alla vigilia del capovolgimento conciliare, di un’agenda del falso profeta, sintetizzata in 12 punti. Riporto per esteso la sua brillante e profetica argomentazione: “1. Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, prosperità e abbondanza, non come mezzo per condurci a Dio, ma come fini in sè stessi; 2. Scriverà libri sulla nuova idea di Dio per adattarla al modo in cui le persone vivono; 3. Egli indurrà la fede nell’astrologia in modo da non considerare la volontà, ma le stelle come responsabili dei nostri peccati; 4. Spiegherà psicologicamente la colpa con il sesso represso, farà vergognare gli uomini se i loro compagni dicono che non sono di larghe vedute e liberali; 5. Identificherà la tolleranza con l’indifferenza verso il bene e il male; 6. Promuoverà più divorzi sotto il travestimento che un altro partner è “vitale”; 7. Aumenterà l’amore per l’amore e diminuirà l’amore per le persone; 8. Invocherà la religione per distruggere la religione; 9. Parlerà perfino di Cristo e dirà che è stato il più grande uomo che sia mai vissuto; 10. La sua missione, dirà, sarà quella di liberare gli uomini dalle servitù della superstizione e del fascismo, che non definirà mai; 11. Nel mezzo di tutto il suo apparente amore per l’umanità e il suo discorso di libertà e uguaglianza, avrà un grande segreto che non dirà a nessuno: non crederà in Dio. E poiché la sua religione sarà fratellanza senza la paternità di Dio, ingannerà anche gli eletti; 12. Istituirà una contro-Chiesa, che sarà la scimmia della Chiesa perché, lui, il diavolo, è la scimmia di Dio. Sarà il corpo mistico dell’anticristo che in tutti gli aspetti esteriori assomiglierà alla Chiesa del corpo mistico di Cristo. In un disperato bisogno di Dio, indurrà l’uomo moderno, nella sua solitudine e frustrazione, alla fame per l’appartenenza alla sua comunità che darà all’uomo un allargamento di intenti, senza alcun bisogno di emendamento personale e senza ammissione di colpa personale. Sono giorni in cui al diavolo è stata data una corda particolarmente lunga”.

Cos’altro aggiungere in chiusura di questa intervista?

A noi tocca vivere quella hypomoné di cui parla la Scrittura, in particolare l’Apocalisse, e che si traduce con resistenza. Sì, dobbiamo resistere, certi che, alla fine, il Cuore immacolato di Maria trionferà e la Chiesa uscirà da questa prova finale come Cristo, di cui è sposa, dalla tomba a Pasqua, piena di luce. L’ultima parola è Alleluja, è Amen”.

Bruno Volpe

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