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Riceviamo e pubblichiamo

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Era il 30 gennaio 2016, quattro anni fa, ed eravamo al grande Family Day del Circo Massimo con gli amici del comitato Difendiamo i Nostri Figli e milioni di persone a casa e in piazza.
Le sfide di allora non sono venute meno.

L’Europa ha reciso le sue profonde radici cristiane e ora, sterile e disperata, tenta di trovare il senso della vita nel piacere effimero del capriccio senza senso.

Proprio ieri Emmanuel Macron, uno dei sacerdoti di questo individualismo forsennato (mi ricorda tanto Giuliano Felsenburgh…) è riuscito a dire che “il vostro problema è che voi credete che un padre debba essere per forza un maschio”.

Nella (sempre meno) rossa Bologna, all’indomani delle elezioni regionali che hanno fatto tremare il regime, si sono precipitati a promuovere un convegno che si terrà lunedì prossimo sul tema “Togliamo le diciture “padre” e “madre” sulla carta di identità”.

La droga circola a fiumi tra i nostri ragazzi, ma guai a chi osa perseguire i presunti spacciatori.

Le unioni civili sono legge e, come avevamo profetizzato, sono pochissime coppie a usarne, ma culturalmente si è sdoganato il principio dell’omogenitorialità, con tribunali che legittimano utero in affitto, adozione omo e traffico di gameti umani, (l’ultimo caso le due mamme di Riccione di questa settimana) con buona pace della Corte Costituzionale che ha tentato di salvare il salvabile ricordando che si nasce da una mamma e un papà.

A questo deserto valoriale si aggiunge la devastante crisi demografica con l’ombra cupa dei sei milioni di bambini non nati a causa della legge 194 dal 1978 ad oggi.

il 30 gennaio del 2016 abbiamo mostrato al mondo che esiste un popolo capace di custodire la speranza. Quel popolo è sceso in campo e in 4 anni ha eletto un centinaio di parlamentari, decine di europarlamentari, oltre un centinaio tra sindaci e consiglieri comunali, diversi governatori e molti consiglieri regionali di maggioranza e, da ultimo in Emilia Romagna, di minoranza, tutti uniti dall’adesione al manifesto valoriale del Family Day
Si sono moltiplicati convegni, incontri, iniziative, fiaccolate, marce.

Abbiamo salvato Tafida, accompagnato dolcemente Charlie ed Alfie combattendo al fianco dei loro genitori.
Abbiamo vinto in Corte Costituzionale e in Senato la battaglia contro l’utero in affitto.

Abbiamo affrontato processi e condanne a testa alta, convinti di servire la verità e pronti a pagare sulla nostra pelle.
Siamo diventati movimento globale e persino il presidente degli Stati Uniti ha reso omaggio all’impegno del mondo pro life e pro family.

Tutto questo è stato fatto senza risorse, da persone normali, mosse solo dal desiderio di rendere ragione della speranza che avevano, che abbiamo nel cuore.
Molte altre sfide ci attendono, non ultima l’iniqua legge liberticida contro la libertà di parola che è in discussione alla camera, e molto altro.
Mai saremo contro le persone, sempre saremo contro le ideologie antiumane.

La strada è ancora lunga, ma siamo in tanti a lavorare perchè la civiltà occidentale ritrovi le sue radici cristiane ed esca dalla spirale suicida e mortifera nella quale si è cacciata.
Lo dobbiamo alle nostre famiglie, lo dobbiamo ai nostri figli.
Auguro buon lavoro a tutti, e – a chi crede – chiedo anche una preghiera per chi, come me e come altri, è in prima linea.

 

Senatore Simone Pillon, Lega

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