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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno

Versione audio

Versione testuale

IL VANGELO DEL GIORNO: sabato 14 settembre 2019

Esaltazione della croce (f)

Oggi è la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Il brano del Vangelo secondo Giovanni mostra un movimento paradossale: quanto più il Figlio di Dio discende, tanto più viene esaltato dal Padre. Secondo Giovanni, l’esperienza di Gesù ha il suo apice, il suo tempo di gloria, sulla croce. Non è facile comprendere il motivo per cui i Cristiani si siano messi a festeggiare uno strumento di tortura, simbolo di una morte cruenta e spietata, per lo più, nel caso di Gesù, ingiusta. L’unica spiegazione possibile è che per i Cristiani esaltare la croce di Cristo vuol dire fare un atto di fede nel celebrare l’importanza che nella vita assume anche l’esperienza del limite, della fragilità, dell’insuccesso. Così la fede cristiana, grazie a questo mistero di gloria, porta anche una sapienza umana: solo chi si abbassa, si lascia rialzare, solo chi si fa piccolo si lascia guidare, solo chi si fa povero si lascia arricchire. Ecco allora che esaltare la croce di Cristo ci fa bene, ci edifica come persone, ci ricorda che in ogni situazione dell’esistenza, anche in quella di estrema fragilità, la nostra vita non va buttata via, ma, al contrario, può diventare una grande testimonianza di quei valori più veri e più profondi, che sfuggono agli occhi di questa nostra società tanto superficiale. Oggi dunque c’è posto per la speranza! Ave crux, Spes unica! canata la liturgia. Sì, perché la fede cristiana ci assicura che, quando uno sperimenta in questa vita l’umiliazione, l’insuccesso, la prova, non è su una via di declino, ma, se ci si appoggia alla croce di Gesù, è su cammino di gloria, cioè su un percorso di luce che apre ancora di più il cuore alla novità. I Cristiani Ortodossi festeggiano in modo particolare questa festa, contemplando in essa la bellezza di Gesù, la sua bontà verso i più duri di cuore, la sua pazienza, la sua mitezza, verso chi non sa di essere amato e non conosce l’amore. Se solo pensassimo che il mistero della più grande umiliazione, nasconde la più grande glorificazione, ci accorgeremmo che l’universalità della salvezza di Cristo è scritta sulla croce, perché lì il Padre ci rialza, insieme a Gesù. Santa Caterina da Siena, per citare una santa italiana che ha avuto un amore appassionato per Gesù crocifisso, così scriveva nella lettera n. 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca: “Vivendo in Dio, non si può avere alcuna amarezza, perché Dio è delizia, dolcezza e gioia infinita! È questa la ragione per cui gli amici di Dio sono sempre felici! Anche se malati, indigenti, afflitti, tribolati, perseguitati, noi siamo nella gioia. Quand’anche tutte le lingue maldicenti ci mettessero in cattiva luce, non ce ne cureremmo, ma di ogni cosa ci rallegriamo e gioiamo, perché viviamo in Dio, nostro riposo, e gustiamo il latte del suo amore. Come il bambino attira a sé il latte dal seno della madre, così noi, innamorati di Dio, attingiamo l’amore da Gesù crocifisso, seguendo sempre le sue orme e camminando insieme a lui per la via delle umiliazioni, delle pene e delle ingiurie. Non cerchiamo la gioia se non in Gesù, e fuggiamo ogni gloria che non sia quella della croce. (…) non preoccuparti di tante cose, ma solo di trovare Gesù e andargli dietro! Corri, Bartolomea, e non star più a dormire, perché il tempo corre e non aspetta un solo attimo! Rimani nel dolce amore di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.”

Gv 3, 13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici.

La teologa Di Berardino gestito la pagina YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g

Per contattarla scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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