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IL VANGELO DEL GIORNO: mercoledì 27 novembre 2019 

Lc 21, 12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

Nel vangelo di oggi, che è il seguito del discorso iniziato ieri, Gesù ci insegna a guardare la realtà con gli occhi della fede, a cogliere nelle prove, nelle difficoltà e perfino nelle persecuzioni un’occasione per dare testimonianza, cioè per uscire fuori di sé, per donarsi! Noi invece spesso siamo portati umanamente a fare il contrario, a chiuderci, a difenderci. E’ importante allora comprendere che il Signore ci chiede di fare un’operazione di inversione, una vera e propria conversione! Si tratta di un passo che definisce uno stato, che diventa un vero e proprio modo di essere del Cristiano: trasformare la difficoltà in opportunità, rispondere alla prova con la fiducia, alla persecuzione con la testimonianza, alla chiusura con l’accoglienza. Ma…come si fa a fare questo? Il segreto che lo dona oggi il vangelo: la perseveranza, cioè la capacità di restare, di durare nel tempo, di non stancarsi. Perseverare ovviamente nel bene, nella ricerca della santità. Questo significa che la nostra capacità di fare il bene degli altri si rafforza nella difficoltà. Perciò quando chiediamo al Signore che ci renda tutto facile, in realtà siamo presuntuosi, e non facciamo il nostro bene! Noi abbiamo bisogno di essere provati per capire, per sperimentare, per gustare la bontà del Signore e la Sua salvezza. Gesù è venuto per i malati, non per i sani. Egli è venuto per chi si trova in difficoltà, per chi è oppresso, per chi è schiavo, per chi soffre. E’ per questo che ci chiama beati quando siamo così, non quando abbiamo tutto e stiamo bene. La perseveranza è quindi una virtù da chiedere a Dio per poter vivere felici, per essere beati in questa vita, perché la perseveranza è la virtù di chi ama, di chi sa innamorarsi davvero e che per amore sa andare fino al sacrificio. Non ama chi si dona solo per un momento, o per un tempo, come siamo abituati a pensare noi. Ama davvero chi non pensa al tempo che passa come un modo per evitare la sofferenza, ma chi fa di ogni secondo che passa un’opportunità per realizzare qualcosa di creativo, di bello per vivere, nonostante la sofferenza, il vuoto, o il dolore che la vita ci presenta. Il papa, nel documento Christus vivit, dedicato ai giovani, e a tutti coloro che si sentono giovani nel cuore, ai numeri 127-129, scrive queste parole che ci aiutano a cogliere in profondità il senso di questo Vangelo: ” Se Cristo vive, questo è una garanzia che il bene può farsi strada nella nostra vita, e che le nostre fatiche serviranno a qualcosa. Allora possiamo smettere di lamentarci e guardare avanti, perché con Lui si può sempre guardare avanti. Questa è la sicurezza che abbiamo. Gesù è l’eterno vivente. Aggrappati a Lui, vivremo e attraverseremo indenni tutte le forme di morte e di violenza che si nascondono lungo il cammino. Qualsiasi altra soluzione risulterà debole e temporanea. Forse risulterà utile per un po’ di tempo, poi ci troveremo di nuovo indifesi, abbandonati, esposti alle intemperie. Con Lui, invece, il cuore è radicato in una sicurezza di fondo, che permane al di là di tutto. “

 

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