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IL VANGELO DEL GIORNO: lunedì 10 febbraio 2020

Santa Scolastica, vergine
Mc 6,53-56 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genesaret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci gli ammalati, dovunque udivano che si trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano gli infermi nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. 

Nel Vangelo di oggi troviamo Gesù nella terra di Genesaret, dove compie numerose guarigioni. Si tratta della parte di terra in cui sorgeva la regione della Galilea, snodo della via Maris che congiungeva il Mediterraneo con la via dei profumi che veniva da Oriente. In questa zona Gesù viene accolto come guaritore, tanto che tutti quelli che lo toccavano, c’è scritto, guarivano.  La gente cerca Gesù: la Gelilea, quindi, è una terra di ricerca, è la terra dei commerci, degli affari, ma non degli affari sacri, come quelli che erano a Gerusalemme. Questi erano traffici lontani dalla ritualità, dalle regole della purità rituale del tempio. Eppure lì la gente cerca Gesù, cerca di toccare Gesù, cerca un contatto con Lui. Viene da tutte le parti e porta i malati a Gesù. La gente desidera essere sollevata dalla malattia e dalla prova esistenziale che questo stato comportava a quei tempi e questo voleva dire ricorrere a un contatto personale con il Maestro che donava speranza, perchè desideravano uscire dalla condizione opprimente della malattia. La Galilea allora è una terra scelta dal Signore perché quella terra dirige verso Gesù il grido disperato della sua sofferenza. Non aveva altri indirizzi così importanti, altre speranze così importanti come Gesù. allora oggi possiamo chiederci: e io? verso chi dirigo il mio grido? Chi cerco per poter uscire dalla mia insoddisfazione, dalla mia angoscia? Gesù era cercato da quella gente perché quella gente non aveva altra speranza che in Lui, perché solo da questo nuovo profeta, Gesù di Nazareth, aveva dato loro i segni del Regno di Dio e li aveva manifestati nella loro vita. E allora chiediamoci: sono capace di scorgere i segni del Regno di Dio nella mia vita? Intuisco che solo Gesù può tirarmi fuori da certe situazioni in cui io soffro, oppure penso di cavarmela in qualche modo? Quando desidereremo toccare anche solo la frangia del suo mantello, come è scritto sul Vangelo, quando non ci resterà che stare a terra perchè non abbiamo altre forze, allora potremo tendere la mano, come questi malati della Galilea, e Gesù ci rialzerà, ci guarirà. Ecco allora quello che accade in questa terra di ricerche mondane: si leva una ricerca più profonda, una ricerca concreta, una ricerca che sta alla base della terra, che striscia per terra, una mano che si allunga: toccare una frangia del suo mantello. E quì non si tratta di un mantello qualsiasi, ma del tallit che gli ebrei usano specificamente per la preghiera: è un mantello santo! Questo la gente lo sapeva, e sapeva cosa poteva implicare il toccare quel mantello di preghiera, comprendeva cioè che, simbolicamente, il contatto col suo mantello significava entrare nella sua preghiera, nel suo animo più profondo, nella sua identità di Figlio di Dio. Allora toccare la frangia, un resto di questa realtà santa di Gesù, è cercare Gesù nella verità, è tendere questa mano desiderando un contatto col suo animo, col suo Spirito! Questo ci porta al contatto nella fede, questo ci salva! Chiediamo allora oggi, per intercessione di Santa Scolastica, che ha cercato Gesù dedicando a Lui tutta la sua vita attraverso la scelta della vita monastica, chiediamo a Dio di poter diventare anche noi dei cercatori di Gesù, mettendoci dietro a Gesù per poter toccare anche noi, nella fede, la frangia del suo mantello di preghiera che ci guarisce, così da poter portare gli altri ancora a Gesù e testimoniare che il Regno di Dio è in mezzo a noi oggi. Buona giornata! 

 

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