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IL VANGELO DEL GIORNO: venerdì 4 ottobre 2019

San Francesco d’Assisi patrono d’Italia

Oggi celebriamo la festa del santo patrono d’Italia: San Francesco d’Assisi. Tutti conosciamo chi è questo santo, ma non è così scontato. Lo dico perché ieri un giovane mi ha stupito. A scuola ho fatto la domanda “chi è san Francesco?” e sapete cosa mi ha risposto un ragazzino? “San Francesco era un giovane che è vissuto con i poveri, poi diventò così famoso che lo fecero papa!”…ecco…oggi non c’è una grande cultura religiosa tra i giovani e San francesco, l’umile poverello, nell’immaginario dei ragazzi a quei tempi sarebbe diventato papa. E invece Francesco  era un giovane che ha vissuto con i poveri. Un giovane che ha deciso di seguire il Signore amando la povertà, e che tutti chiamavano “Francesco il poverello“. Ora, a parte la somiglianza di spirito che può esserci tra il nostro papa e questo santo, Francesco il poverello era un cristiano che ha vissuto il vangelo. E la cosa più forte della sua testimonianza è un appello che questo santo ci lascia nel profondo della coscienza: vivere in semplicità, vicino ai poveri, essere uno di loro. Francesco aveva capito che i poveri e gli ultimi nel vangelo sono gli unici che capiscono ed accettano Gesù. Infatti in questo Vangelo è lo stesso Gesù che ringrazia il Padre per loro, per la loro capacità di affidarsi, che supera tutta la sapienza dei sapienti di questo mondo. Il vangelo allora ic perla della povertà come di una condizione privilegiata, anche rispetto a chi conosce le cose sante e ha la possibilità di fare il bene. Perché? Perché il povero, ieri come oggi, non può fare nulla, è come un bambino che aspetta qualcuno che si prende cura di lui! Il povero, quindi vive la spaienza dei piccoli, che possono solo affidarsi a qualcun’altro, a Dio. E Gesù ci dice che non sono i poveri ad aver bisogno di noi, ma noi ad aver bisogno di loro, perché sono i poveri ad insegnarci come presentarsi davanti a Dio. I poveri ci insegnano l’umiltà, per questo Gesù stesso ha scelto di farsi povero e piccolo per insegnarci a vivere la mitezza e l’umiltà perché sa vivere secondo la Sapienza di Dio solo chi è umiliato, ma nel cuore resta in pace. Allora oggi chiediamo, insieme a San Francesco, questa sapienza degli umili e dei poveri. Preghiamo con le parole di San Francesco (FF 256-258), un elogio alle virtù:
O regina sapienza, il Signore ti salvi con tua sorella, la pura e santa semplicità. Signora santa povertà, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa umiltà.  Signora santa carità, il Signore ti salvi con tua sorella, la santa obbedienza. Santissime virtù tutte, il Signore vi salvi, dal quale procedete e venite. Quasi non c’è uomo al mondo che possa avere per sé una sola di voi se prima non muore.  Chi ne ha una e le altre non offende, le ha tutte, e chi ne offende una non ne ha alcuna e le offende tutte; e ciascuna confonde i vizi e i peccati. La santa sapienza confonde satana e tutte le sue insidie. La pura e santa semplicità confonde ogni sapienza di questo mondo e la sapienza della carne. La santa povertà confonde ogni cupidigia e avarizia e le preoccupazioni di questo mondo.  La santa umiltà confonde la superbia e tutti gli uomini di questo mondo e tutte le cose di questo mondo. La santa carità confonde tutte le diaboliche e mondane tentazioni e tutti i timori umani. La santa obbedienza confonde tutte le volontà carnali e corporali e tiene il suo corpo mortificato, in obbedienza allo spirito e in obbedienza al proprio fratello, e rende l’uomo soggetto a tutti gli uomini di questo mondo  e non soltanto agli uomini ma anche agli animali, alle fiere, così che possono fare di lui quello che vogliono, in quanto sarà loro permesso dal Signore. “

Mt 11, 25-30 

In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”.

 

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