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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: MARTEDì 26 MARZO 2018

Oggi il Vangelo ci offre una parabola preceduta da una provocazione di Pietro a Gesù: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” La domanda di Pietro non è sbagliata, perché per un ebreo il perdono umano non può essere come quello di Dio che è infinito ed eterno, mentre l’uomo ha un limite a tutto, alla vita, come al perdono. Gesù risponde a Pietro superando proprio questa concezione del limite: anche per noi esseri umani il perdono non può essere un limite, non può esistere un limite al perdono. Perdonare, dunque è un atto di fede, che apre l’uomo alla dimensione eterna di Dio. Questo avviene perché il nostro perdono verso l’altro è, in qualche modo, proporzionato al perdono che Dio esercita in nostro favore. Per far capire meglio tutto questo, Gesù racconta questa parabola: un re fa i conti del suo patrimonio con i servi e  si presenta davanti a lui un servo, il quale ha un grande debito verso il padrone, ma non può pagarlo. Il re, dopo la supplica del servo decide di condonargli il debito, ma poi questo servo non si comportò come il suo padrone nei confronti di un altro servo. Così il re obbligherà il servo a restituirgli il suo debito. La parabola termina con queste parole: “Così anche il Padre mio celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello“. Poco fa dicevo che perdonare è un atto di fede. Si tratta di attivare in noi l’azione interiore di lasciar andar via il male che subiamo da una persona, per cercare di restituirgli la possibilità di ricominciare una nuova vita, senza il peso di quel male che, se non decidiamo di annullarlo, resta su entrambi. E il Vangelo ci informa che questo atto di fede va fatto “di cuore“, perché è un atto che mette in azione la libertà. Nel perdono poniamo perciò un atto di fede a favore dell’altro, donando libertà, donando speranza, cioè la forza capace di sradicare i legami dell’odio nel profondo dei cuori. Il perdono, allora, fa bene all’anima, distende il volto e illumina lo sguardo perciò ci rende molto più belli! Allora in questo giorno, e in tutto questo tempo di Quaresima, scambiamoci il perdono e apriamoci alla speranza! Certo, non è così facile, ma ciò che è importante è cercare di annullare il male che resta in noi, desiderare di alleggerirci del peso che ha provocato in noi non quella persona, ma il male che subiamo!  Non lasciamoci togliere la speranza: ricordiamoci che tutti possiamo perdonare “non fino a sette volte, ma settanta volte sette“, proprio come ci ha insegnato, il figlio di Dio, Gesù. Buona giornata!

 

Mt 18, 21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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