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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: venerdì 12 Aprile 2019

Siamo ormai vicini alla Settimana Santa, in cui vivremo la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Come forse abbiamo potuto notare, in questa quinta settimana di quaresima, i testi dei vangeli di ogni giorno sono quasi tutti tratti dal Vangelo secondo Giovanni, e concentrati in due capitoli. Ci accorgiamo subito che la liturgia segue un ritmo incalzante verso il Triduo Pasquale, un ritmo caratterizzato da una dinamica in crescendo: cresce, da un lato, la rivelazione della persona di Gesù nella sua relazione col Padre, dall’altro lato invece cresce il rifiuto della persona di Gesù da parte dei sacerdoti e dei dotti del tempio. Questa tensione crescente continua anche nel Vangelo di oggi, in cui Gesù, rivelandosi apertamente, provoca  un’ostilità sempre più consolidata: la mente e il cuore delle persone che circondano Gesù si corazzano in una durezza che non può lasciarci indifferenti! Anzi, siamo chiamati sempre di più non solo ad ascoltare le parole del Maestro, ma soprattutto a stringerci a Lui, a sentire in noi gli stessi sentimenti che abitavano il Suo cuore in quei giorni che lo separavano dalla Sua Pasqua. Ecco allora che oggi seguiamo Gesù in questo Vangelo che si dirige verso il Giordano, un luogo caro al suo cuore, perché lì il profeta Giovanni lo aveva battezzato, lo aveva immerso! Ed è lì che Gesù stesso aveva accolto con tutta la sua coscienza, la rivelazione della Sua identità, lì, sulle rive del Giordano, il Padre aveva manifestato il mistero del Figlio Unigenito Amato dall’eternità. Ecco allora che Gesù sceglie di recarsi di nuovo in quel luogo. E non di passaggio! dato che il testo ci informa che “qui si fermò”. Non ci resta allora oggi che seguire questa indicazione del Vangelo anche noi: tornare all’inizio del nostro percorso quaresimale, lì dove il Maestro venne sospinto dallo Spirito Santo, nel deserto, nel luogo in cui siamo stati tentati, lì dove abbiamo sperimentato la fragilità e la solitudine, non per riviverla, ma per vedere come il Signore ci ha guidato fino ad oggi! Se scegliamo di stare con Gesù, stiamoci davvero, come figli amati dal Padre, come fratelli in Gesù! Torniamo allora anche noi, con gioia, in quel luogo in cui il Battista ancora conserva la sua memoria in noi, in quel luogo in cui tutti noi, popolo infedele, siamo diventati segno profetico dell’amore fedele di Dio per tutti i popoli. Fermiamoci in questo luogo insieme a Gesù, perché lì siamo testimoni, lì siamo profezia della Pasqua che stiamo attendendo. E poiché il Vangelo ci conferma che “in quel luogo molti credettero in Lui”, ripensiamo a come, sospinti dallo Spirito Santo, siamo stati condotti dalla Chiesa in questo percorso di penitenza e di conversione. Osserviamo quanto abbiamo camminato dietro a Gesù fino ad oggi! E’ importante, perché si tratta del cammino che ci stringe a Gesù, del percorso che ci mette in grado di sentire in noi i sentimenti del cuore di Gesù, di avvertire tutta la tenerezza e la pace che Lui ci offre in questa Pasqua. Restare nel luogo in cui siamo nati alla fede, ci permette, inoltre, di portare altri alla fede, perché tutti possano gustare la gioia di essere amati da Dio, che è Padre. Ascoltiamo il Vangelo:

Gv 10, 31-42

In quel tempo, i Giudei portarono pietre per lapidare Gesù. Egli disse loro: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?”. Gli risposero i Giudei: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. Rispose loro Gesù: “Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre”. Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. Molti andarono da lui e dicevano: “Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero”. E in quel luogo molti credettero in lui.

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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