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La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.

Ecco l’audio

Ecco il testo

IL VANGELO DEL GIORNO: domenica 31 marzo 2019

IV domenica di Quaresima

Ascoltiamo oggi nel Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima, la famosa parabola del padre misericordioso che la liturgia ci presenta con la piccola introduzione che l’evangelista Luca fornisce alle tre parabole sulla Misericordia. Il vangelo presenta infatti un trittico che sviluppa tre racconti sul tema della misericordia che hanno come protagonisti rispettivamente: un pastore, che va in cerca di una pecorella smarrita; una donna, che va in cerca di una moneta perduta; un padre che riabilita alla vita i suoi due figli. C’è il figlio minore, che preferisce essere dichiarato morto e lui stesso dichiara il padre come morto, infatti chiede la sua parte di eredità, cioè fa un atto che il padre avrebbe dovuto fare alla fine della sua vita; l’altro protagonista è il figlio maggiore, che preferisce subire una vita che non ha scelto, e ovviamente anche il suo interesse è quello di avere la sua parte di eredità, aspettando la morte del padre. Questi due figli non amano il padre, ciò che a loro interessa è l’eredità, non vivere quello che sono in rapporto al padre, non vivere quello che sono: figli di uno stesso padre. L’unico personaggio di questa parabola che invece è capace di essere se stesso è il padre. Ora, tutte queste figure che ci ricordano la misericordia di Dio, sono immagine di Dio Padre: il pastore, la donna e il padre di questa parabola di oggi. E questo padre, dalle parole utilizzate dal vangelo, sembra avere caratteristiche di madre: non è un padre comune, è Dio stesso, che ha caratteristiche di madre. Misericordia, in ebraico si dice rahem, da rahamim cioè viscere materne! Ecco allora che Dio è il Padre, che ama e perdona allo stesso modo i suoi due figli, anche se Lui, in realtà, non viene amato da nessuno dei due perché nessuno dei due ha coscienza di essere libero stando a casa col padre! Così il Vangelo ci mostra, in questo crescendo di parabole che culmina con questa che ascoltiamo, che la paternità di Dio è diversa da quella umana. Certo! la paternità umana può diventare un riflesso di quella di Dio, se vissuta pienamente, ma la paternità di Dio è unica, perché ha le caratteristiche di una madre, perché dalla Sua paternità riceviamo la vita che ci rende tutti fratelli e sorelle! Solo la consapevolezza di libertà che ci viene dal Padre, dalla Sua Misericordia, rende possibile la vera fraternità tra noi. Allora oggi il Padre fa festa! Vuole la festa per noi! Perché costantemente ci richiama alla vita sia quando siamo come quel figlio che si è perduto, sia quando siamo come quello che si sente costretto, paralizzato dentro. Tutto questo vuol dire che l’amore di Dio per tutti i suoi figli è potenza! Una potenza grande, non perché ha il dominio su tutto, ma perché dona sempre vita nuova! Allora, oggi, fermiamoci a lodare Dio, a fare festa con Lui, partecipiamo alla messa con i nostri fratelli di fede e gustiamo insieme la bellezza e la potenza di questo Dio che ci genera sempre a vita nuova, attraverso il Suo amore misericordioso.  Buona domenica!

Lc 15, 1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

 

* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.

Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com

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