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“Se in Internet cerchiamo «omosessualità e sacerdozio cattolico», troviamo migliaia di pagine dedicate a questo argomento: è pruriginoso e quindi appetibile. La Chiesa cattolica è stata coinvolta in scandali relativi all’omosessualità e agli abusi sessuali nei confronti di minori, in cui erano compromessi sacerdoti e vescovi. Ma la maggioranza di loro è fedele alla vocazione e vive la scelta del celibato con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati che, per il disagio derivato dalla disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto”.

E’ presentato così, sui principali bookstore, il nuovo libro dello psicologo-psicoterapeuta e sessuologo clinico veronese Gilberto Gobbi. In “Uomini e donne di Dio – Omosessualità e formazione della personalità nella vita consacrata” (Edizioni SugarCo, gennaio 2020, pagine: 176), sempre con rispetto delle persone, Gobbi affronta il problema del rapporto tra omosessualità e sacerdozio cattolico, analizzando la formazione psicologica della personalità, i documenti della Chiesa sull’argomento, e individuando le cause che hanno portato all’aumento di consacrati con orientamento omosessuale.

La Fede Quotidiana ha intervista il dottor Gobbi che è stato anche insegnante di psicologia alla scuola triennale degli infermieri professionali, per 20 anni collaboratore di un Consultorio familiare e fondatore del Ciserpp.

Gobbi, che è uno studioso delle problematiche sessuali e delle dinamiche di coppia e familiari, non è al suo primo libro. Infatti ha all’attivo “Coppia e famiglia Crescere insieme” (1996), “Il padre non è perfetto” (1999), “Vorrei dirti tutto di me” (2006), “I bambini e la sessualità” (2010), “Sesso o amore. L’importanza dell’identità psicosessuale” (2014), “Sposarsi o convivere oggi” (2015), “Il bambino denudato. L’educazione sessuale secondo le schede dello Standard/OMS” (2016), “Credere nella famiglia” (2020).

Dottor Gobbi, nel suo nuovo libro affronta un tema delicato: l’omosessualità e la vita consacrata. Perché questa scelta?

Da anni, come psicoterapeuta seguo persone con problematiche sessuali sia individuali che in coppia. Mi sono venute persone con tendenza e orientamento omosessuale, tra cui persone consacrate (sacerdoti e religiosi). Di fronte alla situazione che si è verificata negli ultimi anni nella società e nella Chiesa, ho pensato che valesse la pena affrontare il problema dell’omosessualità nella vita consacrata in relazione alla formazione della personalità. Nell’introduzione al libro invito ad andare in internet su un motore di ri­cerca e scrivere “omosessualità e sacerdozio cattolico”. I link dedicati a questo argomento sono migliaia e mi­­gliaia e, di ora in ora, siti e blog aggiungono materiale sempre più detta­gliato ed “e­splo­sivo”. L’argomento è pruriginoso, scan­dalistico e quindi me­dia­ticamente ap­pe­tibile. Vi è modo di constatare come in “rete” ognuno sia libero di scri­vere e raccontare tutto e di più, in particolare su questo argo­mento, che coinvolge aspetti importanti della Chiesa catto­lica nelle sue varie ar­ti­colazioni e, in particolare, persone con uno spe­cifico mandato sa­cra­mentale e pastorale: sacerdoti e ve­scovi. Sono coinvolti nel fenomeno omosessuale,in modi di­versi, sa­cer­doti di città e di pe­riferia, semi­na­risti, che decidono per la scelta sacerdotale tra ansie e titubanze, vescovi, responsabili di dicasteri vati­ca­ni e cardinali. A livello me­dia­tico, la presenza dell’omosessualità tra i sa­cerdoti viene presentata prevalentemente nel suo aspetto scan­dalistico.

Negli ultimi anni è aumentata la presenza del fenomeno omosessualità tra i consacrati?

Per comprendere come sia stato possibile che negli ultimi decenni sia accresciuta la presenza del fenomeno dell’omo­sessualità nella vita consacrata all’interno della Chiesa, oc­corre analizzare il contesto storico-culturale, in cui si sono formati i sacerdoti, che oggi sono talvolta divenuti vescovi o cardinali, reggono Seminari o Università Pontificie, scrivono libri di teo­logia e morale, comunicano sulle pagine dei quotidiani laici e cattolici e sui vari media digitali.

Dottor Gobbi, a quale contesto storico si riferisce?

La radicalità del cambiamento simbolizzato nel ‘68, contrassegnato dalla re­lati­vizzazione di ogni realtà, usi, costumi, abitudini, valori, vita sessuale, ha coinvolto anche la Chiesa e, quindi, anche una buona parte delle istituzioni formative ecclesiastiche, come seminari, istituti e uni­versità religiose collegate al Vaticano e alle Congregazioni reli­giose. La mentalità relativista, sottile, impercettibile ma pervicace, è penetrata anche in ampi strati del tessuto cattolico, modificando la concezione della sessualità, che da sacramento e mistero della vita, è scivolata verso un vivere secondo le pulsioni soggettive, sganciata da un saldo riferimento alla Verità, accessibile e cono­scibile dalla ragione e dalla fede.

Con quali conseguenze?

Sulla ses­sualità umana non ci sarebbe più una verità ricevuta da conoscere, accogliere e vivere con coerenza, nei limiti ed ambiti da accettare per viverla nel suo pieno significato, riconoscendo in essi il pro­getto originario di Dio sull’uomo e la sessualità. In questi anni, sotto la pressione della eccessiva “psicologizzazione” della sessualità, di fronte alla naturale pulsione sessuale da soddisfare, pena la pos­sibile depres­sione, vengono ritenuti “normali” sia l’au­to­­erotismo sia l’omo­ses­sua­lità. Per l’argomento del nostro libro, la relazione tra sacerdozio e omosessualità, è importante comprendere come in questi anni l’orientamento sessuale diviene più importante della differenza sessuata inscritta nel corpo e gli atti sessuali omoerotici vengono proposti come un’espressione della sessualità naturale, “liberata”, con pari valore e dignità degli atti eterosessuali.  Va ribadito che il presupposto fondamentale è che l’eterosessualità e l’omosessualità siano due tendenze sessuali equiparabili e come tali espressioni equivalenti e buone della sessualità.

Alcuni alti prelati hanno dichiarato che l’80 percento degli abusi su minori è stato praticato da religiosi nei confronti di minori dello stesso sesso. È davvero così?

Non solo alti prelati, ma approfondite ricerche scientifiche dimostrano che, per una percentuale molto elevata di casi degli abusi dei preti americani, si tratta di efebofilia e non di pedofilia, e che il fenomeno riguarda non solo la Chiesa cattolica negli USA, ma la Chiesa a livello mondiale. Le ricerche hanno appurato che i sacerdoti efebofili hanno relazioni non con bambini, ma con ragazzi che hanno superato la pu­bertà, nella maggioranza dei casi, di sesso maschile, e sono ben più numerosi rispetto a quelli pedofili. Come si vede, se si vuole guardare con realtà e verità la piaga dolorosa degli abusi sessuali di alcuni sacerdoti e consacrati, occorre riconoscere che non si tratta generalmente di pedofilia, ma quasi sem­pre di efe­bofilia, cioè di omosessualità con una predilezione per i minorenni. Senza alcuna generalizzazione né identificazione tra omo­sessualità ed abusi, occorre tenere conto del dato di realtà e la­sciarsene interrogare. Tuttavia, non è oggetto del libro l’analisi degli abusi sessuali. Gli abusi sessuali, in qualsiasi ambito avvengano e da qualunque ceto sociale siano fatti, sono sempre avvenimenti che hanno una risonanza sociale, ma – occorre essere chiari – provengono dall’intimo della persona, da una sua immaturità psicoaffettiva, da processi intra­psichici di incapacità di controllo del cervello e delle emozioni. L’attuazione delle pulsioni e l’incapacità di auto­controllo sono fenomeni di immaturità, che possono spin­gere le persone ad usare anche il proprio ruolo e la propria posizione per av­vicinare e procurarsi l’“oggetto” desiderato, scaricare le pulsioni su persone inermi e assoggettarle, compiendo una grave vio­lenza.

Su internet è stato scritto che negli Stati Uniti e in Svizzera esistono cliniche dove propongono un percorso agli omosessuali per riscoprire l’eterosessualità. Qual è la sua idea in materia?

Partiamo da un dato concreto, di realtà: ogni persona ha il diritto, e nessuno glielo può togliere, di farsi aiutare psicologicamente di fronte a problematiche che sente difficoltose e che gli creano dilemmi esistenziali. Detto questo, io so che il lavoro psicoterapeutico deve aiutare la persona a capirsi per poter fare delle scelte libere.

Molti lamentano uno sdoganamento della pratica omosessuale da parte di un certo ambiente della Chiesa (come quello di lingua tedesca). Che ne pensa?

Vi sono i documenti della Chiesa Cattolica che affermano con chiarezza la non ammissione al sacerdozio e alla vita consacrata delle persone con orientamento omosessuale, e nel mio libro vengono analizzati. Sul legame tra omosessualità e sacerdozio, è fondamentale conoscere l’atteggiamento della Chiesa durante i due millenni di storia. Ritengo che ciò permetterà di avere un quadro più completo del feno­meno. E’ risaputo che nel primo millennio del cristianesimo le pratiche omosessuali venivano condannate, ma non sono mai state elaborate analisi né filo­sofiche né teologiche del fenomeno omosessuale e neppure del rapporto tra sacerdozio e omosessualità. Durante questo primo millennio, vi sono state condanne del­l’omo­­­sessualità come pratica sessuale da parte di Concili, Sino­di e Papi. Già il Concilio di Elvira (305-306) stabiliva delle pe­ne ca­noniche, che di epoca in epoca, sono state riconfermate. Per i sacerdoti e i monaci, che si macchiassero di tale peccato, era­no previste delle pene molto severe e crudeli. La prima condanna della piaga omosessuale fra ecclesiastici e anche di quella dei preti che convivevano con donne, la si deve a San Pier Damiani nel 1049, con il Liber Gomorrhianus, che può anche essere ritenuto il primo trattato morale sulla sessualità. Poi si passa al 1568 con San Pio V, che condanna le pratiche omosessuali, ricondannate nel Codice di diritto Canonico del 1917.

Quali sono stati gli interventi della Chiesa nell’epoca moderna?

Si deve arrivare al secolo XX perché l’argomento divenga pregnante: la Chiesa attraverso i suoi organismi si è sempre espressa in modo molto chiaro, a partire dal un documento poco conosciuto del 2 febbraio del 1961, in cui per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica appare il divieto esplicito di ammettere ai voti religiosi e al sacerdozio le persone contendenza all’omosessualità e alla pederastia. E’ il periodo in cui si diffonde nell’ambiente religioso cattolico la concezione che vi siano due orientamenti sessuali, come due identità sessuali, equivalenti e paralleli: l’eterosessualità e l’omosessualità. Questa visione sulla sessualità, contraria alla morale tradizionale, entra anche nei seminari e nei monasteri cattolici, in tutti i continenti. Ciò comporta una forte ricaduta sull’atteggiamento richiesto ai chierici circa la castità. Poi vi sono documenti della Santa Sede nel 1985, nel 1989, nel 1990, nel 2202 fino al 2005 a firma di Benedetto XVI. L’argomento viene successivamente ripreso nella sua totalità nella Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotali del 2016 a firma di Papa Francesco, in cui si riconferma che “La Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al Seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.

Lei dedica una parte del libro all’identità psicosessuale del sacerdote. Perchè?

Ritengo che si debba avere una visione globale della sessualità, E’ scientificamente corretto evidenziare le possibili e molteplici concause del sorgere e dello strutturarsi della omosessualità, in particolare è importante analizzare concretamente il contributo e l’incidenza fondamentale dell’ambiente familiare alla formazione della personalità e quindi dello stesso orientamento sessuale. Questo avviene per tutte le persone e anche per le persone consacrate. Il percorso della loro formazione, pertanto, deve tener conto dell’obiettivo per cui fanno determinate scelte che hanno da essere scelte di libertà, e come tali mature. Occorre avere chiarezza dei contenuti e della sacralità della scelta in conformità a Cristo.

Il libro ha una dedica particolare?

Questo libro è dedicato con affetto ai sacerdoti, alle loro parole capaci di far presente il Corpo di Cristo, in anima e corpo, e alle loro mani benedicenti e perdonanti, che segnano la vita del cristiano dalla nascita alla morte.

MATTEO ORLANDO

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