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Il padiglione del Vaticano. (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)
Il padiglione del Vaticano

All’Esposizione Universale di Milano, nel padiglione della Santa Sede, è possibile ammirare, fino al 31 ottobre 2015, giorno della chiusura dell’Expo, lo splendido arazzo “Istituzione dell’Eucaristia”, del pittore fiammingo Pieter Paul Rubens, normalmente conservato al Museo Diocesano “Mons. Cesare Recanatini” di Ancona.

L’imponente arazzo, che simboleggia l’Eucarestia come cibo dell’anima e trasmette il messaggio di condivisione “non di solo pane…”, da qualche giorno sostituisce l’“Ultima cena” del Tintoretto (che è rimasto visibile fino al 29 luglio scorso), quadro ora riportato nella chiesa di San Trovaso a Venezia. L’arazzo, invece, è esposto sulla parete di fronte all’ingresso del padiglione Vaticano. Date le imponenti dimensioni (5 metri di altezza per 3 metri di larghezza circa) e i brillanti colori, l’impatto scenico dell’arazzo di Ancona potrà ora affascinare migliaia di visitatori al giorno per i prossimi tre mesi, all’interno di quel padiglione che il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della cultura e commissario generale della Santa Sede per Expo 2015, ha definito «minimalista, semplice, sobrio, nello spirito di Papa Francesco».

“Non di solo pane” è il tema del percorso espositivo vaticano in cui immagini fotografiche (86 proiettate su schermi e 91 stampate in diversi formati) e brevi film presentano i volti e i luoghi dove si soffre per la fame, la sete, o a causa dei conflitti, ma anche i tanti progetti di solidarietà in corso, partendo dalla frase della Bibbia contenuta nel “Deuteronomio” e dall’invocazione “Dacci oggi il nostro pane” presente nella preghiera del “Padre Nostro”, tema che è declinato attraverso le quattro dimensioni di un giardino da custodire, un cibo da condividere, un pasto che educa, un pane che rende Dio presente nel mondo.

Al centro del padiglione vaticano c’è un’unica installazione, un tavolo interattivo che riproduce, unendo diverse tecniche filmiche, la ricchezza e la molteplicità del consorzio umano. Non solo una tavola da cucina ma un piano di lavoro, di studio, di celebrazione sacra, simbolo immediato di convivialità e di interazione sociale. Nella parete opposta a quella fotografica, tre grandi schermi raccontano la visione cristiana della carità, della condivisione, della solidarietà, con il pane spezzato che si trasforma in nutrimento per gli affamati, in dono che restituisce dignità alla persona, di ricchezza che si trasmette al povero.

Il padiglione della Santa Sede per l’Expo si sviluppa per 360 metri quadrati, con una base di 25 metri per 15, ed è uno dei più piccoli tra quelli presenti. Il costo totale del padiglione del Vaticano per l’Expo è stato di 3 milioni di euro, coperti per un milione ciascuno dalla Santa Sede attraverso il Pontificio Consiglio della cultura, dalla Cei e dalla diocesi di Milano con il contributo di ‘Cor Unum’ e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma come partner scientifici. La presenza di un padiglione del Vaticano all’Expo non è una novità, visto che da Papa Pio IX a Benedetto XVI la Santa Sede ha voluto prendere parte alle esposizioni internazionali per manifestare l’intenzione della Chiesa di far sentire la sua voce e di offrire la sua testimonianza sui temi delicati di volta in volta proposti dalle Expo.

A Milano la Chiesa intende sensibilizzare le comunità sul corretto uso dei beni alimentari e attivare processi e percorsi concreti per il reperimento delle scorte alimentari da destinare ai poveri.

Maria Rocca

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