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«Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette il principio, ora applicato, che l’uomo “improduttivo” possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti! Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, i quali nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute! […] Se poi si arriverà ad ammettere che delle persone abbiano il diritto di uccidere dei consimili, ‘non produttivi’ – anche se ora sono colpiti soltanto poveri ed indifesi malati di mente – allora per principio sarà permesso l’assassinio di tutte le persone non produttive, e cioè dei malati incurabili, degli invalidi […], e quindi anche l’assassinio di noi tutti, quando saremo vecchi e decrepiti, e non più produttivi, è per principio lecito. […] Allora nessuno è più sicuro della propria vita. Una qualunque Commissione lo può includere in una lista degli “improduttivi”, che, secondo il loro parere, sono diventati “vite inutili”. E nessuna polizia li proteggerà, e nessun Tribunale punirà il loro assassinio e condannerà l’assassino alla pena che si merita. Chi allora potrà avere ancora fiducia nel proprio medico? Può darsi che egli dichiari il malato come “improduttivo” e gli si ordini di ucciderlo. È inimmaginabile quale imbarbarimento dei costumi, quale generale diffidenza saranno portati entro le famiglie, se questa dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai agli uomini, guai al nostro popolo […], se il sacro comandamento divino: “Non uccidere”, che il Signore ha annunciato tra tuoni e lampi sul monte Sinai, che Iddio, nostro creatore, ha impresso sin dall’inizio nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata ed impunemente messa in pratica».

Quella che avete letto non è una predica degli ultimi giorni e relativa ai recenti casi di eutanasia attuati o progettati. Queste parole sono state pronunciate profeticamente il 3 agosto 1941, presso la chiesa di San Lamberto, dall’allora vescovo di Münster, oggi beato, Clemens August von Galen. La predica fu una delle tante risposte del  vescovo a quanto accadeva nella Germania nazista a partire dall’ottobre 1939, vale a dire un sistematico e segreto piano di eliminazione di persone “indegne di vivere” (lebensunwert). Malati fisici e mentali tedeschi, adulti o bambini, erano considerati inutili zavorre per la società, e come tali eliminati (progetto “Aktion T4”). I malati venivano trasferiti in appositi centri dove venivano uccisi con iniezioni o camere a gas, mentre ai parenti dei malati il trasferimento era inizialmente giustificato con l’applicazione di nuove terapie mediche, e la successiva soppressione era certificata come conseguenza di cause naturali o complicazioni (complessivamente l’operazione T4 portò alla soppressione fino al 24 agosto 1941 di 70-80 mila persone e fino al dicembre 1944 di altre 25-30 mila persone).

Qualcuno si chiede sul web se la nostra società odierna non si stia preparando a far rivivere questi terribili fatti. Una cosa, attualmente, è certa: quello che Hitler attuò con la violenza diabolica nazista, oggi si cerca di introdurre attraverso il diritto e con 10 mosse che, già usate con tragico successo nei casi dell’introduzione del divorzio e dell’aborto, aveva indicato nel 2004 il prematuramente scomparso Mario Palmaro (vedi QUI), un “decalogo” che permette a un manipolo bene organizzato – costituito da pochissimi politici e intellettuali e sostenuti da un lavaggio del cervello continuo operato dai mass media – di progettare, promuovere e portare a compimento la trasformazione del senso comune di un’intera nazione rispetto a un grande tema collettivo come quello dell’eutanasia.

Eccole nell’ordine: 1. Pietà verso il caso umano (con un volto concreto che si offre con crudezza alla commiserazione della gente, spaventando la gente comune che è portata a pensare: “se capitasse a me!); 2. Apparente assenza della componente ideologica (non persone che parlano per interesse di partito, ma per far valere “un loro diritto”, in questo caso “ad essere uccisi”); 3. Inquinamento del fatto religioso (proporre i casi di persone attraversate da dubbi e interessi per “le religioni” con un messaggio subdolo: “puoi essere religioso e volere l’eutanasia”); 4. Clericalizzazione del problema (“come credente sono contrario all’eutanasia ma chi non è cattolico…”. In tal modo si tende a mostrare che in queste materie ognuno deve poter decidere in base alle proprie convinzioni morali e religiose); 5. Complicità dei mezzi di comunicazione di massa (le notizie eutanasiche sono “strillate” sulle prime pagine di tutti i quotidiani e nelle aperture dei telegiornali); 6. Collateralismo del sistema politico e istituzionale (per cercare di aprire un dibattito politico e parlamentare, per far entrare sempre più l’eutanasia nell’agenda politica); 7. Consapevolezza della debolezza dell’avversario (molti politici, intellettuali, teologi, uomini di Chiesa e fedeli, terrorizzati dalla paura di perdere il consenso della loro base – gli elettori, i colleghi, i parrocchiani – preferiscono tacere o nascondersi dietro formule ambigue del tipo “è un problema complesso”. Così, l’opinione pubblica finisce con l’ascoltare solo la campana dei cattivi maestri); 8. Elaborazione di falsi bersagli (i cambiamenti verso la dissoluzione dell’ordine naturale devono avvenire gradualmente. Ma per provocarli bisogna fingere di pretendere tutto e subito); 9. Definizione occulta dei veri obiettivi (Nascostamente pianificati a breve e medio termine per spostare milioni di persone prima su una posizione di pacifica accettazione delle cosiddetti “dichiarazioni anticipate di trattamento” e, quindi, dell’eutanasia a tutti gli effetti); 10. Annebbiamento dei criteri oggettivi di giudizio (solleticare il ricorso alla decisione individuale con domande del tipo: “se io voglio morire, perché lo Stato me lo deve impedire?”, come se il compito della legge fosse quello di assecondare sempre i desideri del singolo piuttosto che distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il delitto dall’atto lecito). Con qualunque forma di eutanasia si fa diventare il punto di vista soggettivo come misura di tutte le cose. In tal mondo si arriverà, oltre che alla fine della civiltà giuridica, al trionfo definitivo del nichilismo, all’eliminazione materialistica dell’improduttivo, come profetizzato da Von Galen.

E Satana se la ride!

Adam Loon Otter

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