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Mentre il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha detto che la Chiesa nella sostanza è d’accordo con l’iniziativa del Congresso Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo prossimi, hanno tuonato contro l’iniziativa e, indirettamente contro l’unica famiglia voluta da Dio, quella formata da un solo uomo e una sola donna (e aperta alla vita nascente), due ben noti sacerdoti che spesso dal loro importante servizio ecclesiale (antimafia o antidroga) arrivano a sproloquiare su tutto e su tutti.

Ha cominciato con le offese don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.  “Il congresso delle famiglie? Per me non ci sono perplessità: è una vergogna”, ha sostenuto Ciotti, argomentando che, secondo lui, “stiamo tornando tutti indietro. Papa Francesco ha indicato strade, percorsi, modalità, che aiutano a leggere l’oggi e a rimettere al centro la famiglia, e soprattutto la libertà, la dignità, la vita delle persone”.

Una affermazione ambigua quella di don Ciotti perché lo stesso Papa, avallando indirettamente l’iniziativa di Verona, proprio pochi giorni fa ha detto che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è e rimane “insostituibile” ed “essenziale”.

“Questo non è un congresso. È un’ammucchiata di persone che dicono baggianate”, ha rilanciato don Antonio Mazzi, prete veronese impegnato nel recupero dei tossicodipendenti. “Alcune cose che dicono sarebbero anche giuste, ma le dicono nel modo sbagliato. Le cose serie si devono fare in modo serio. Altrimenti rischiano di diventare banalità”. Don Mazzi ha attaccato anche il coraggioso Vescovo di Verona, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Zenti, che ha avuto lo spirito profetico di partecipare al Congresso.

“Che il vescovo sia lì in mezzo mi scoccia. Parecchio. Io lo dico perché ormai alla mia età posso dirlo. Altri lo pensano. E spero che siano in tanti a pensarlo”, ha detto don Mazza, con un tono irrispettoso verso la dignità episcopale. Non contento ad una domanda ironica del conduttore radiofonico che lo intervistava (Edoardo Buffoni per RadioCapital), don Mazzi ha espresso il suo desiderio di manifestare con quelli che si sono opposti – anche grazie alle fakenews – all’iniziativa internazionale di Verona. “Se potessi lo farei… ma è l’ora delle opere. È ora che finiamo di chiacchierare e cominciamo finalmente a fare”, ha sbottato il sacerdote. A quanto pare difendere la famiglia naturale non è più il compito di certi preti “sociali”!

Sul web in molti hanno criticato i due sacerdoti. Una critica costruttiva riporta: “Don Ciotti e Don Mazzi saranno certamente degli uomini caritatevoli al servizio del prossimo,ma ad immischiarsi troppo col mondo questo succede: mettere l’uomo al primo posto e Dio al secondo se non al terzo. Mi spiace dirlo, ma questi sembrano più due assistenti sociali che due preti cattolici. Ben venga l’apostolato antimafia ed antidroga, ma al primo posto deve esserci Dio, perchè se Dio diventa solo un pretesto per l’apostolato mi sa che si è smagnetizzata la bussola”. Un commentatore rileva: “All’uomo si deve arrivare attraverso Dio è non arrivare a Dio attraverso l’uomo”.

4 pensiero su “Don Ciotti e don Mazzi contro l’unica famiglia naturale (uomo-donna-figli) voluta da Dio?”
  1. Questi soggetti (di preti nemmeno a parlarne) si sono dimenticati semplicemente il primo comandamento. In Matteo 22, Gesu’ afferma riferendosi al Vecchio Testamento:”«“Ama il Signore, il Dio tuo, con tutto il tuo cuore, la tua anima e la tua mente”. Questo è il comandamento più importante e più grande. Il secondo di grande importanza è simile a questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Il secondo comandamento discende evidentemente dal primo e se, e’ importante come il primo, vuol dire che l’altro e’ gia’ stato rispettato. Non viceversa. Vorrei far notare poi ai due sacerdoti, che evidentemente si vergognano di essere tali, che Gesu’ parla di “prossimo” e non di un qualsiasi “fratello” da scegliersi a piacimento tra quelli che pesticciano questa terra. Fa il pari con “prendi la tua croce e seguimi” (Mt. 16) , dove non dice prendi la croce piu’ grande che puoi e seguimi. Cio’ sta’ a significare che le prove Dio ce le invia secondo la Sua infinita’ Grazia e Misericordia, e su queste ci dobbiamo misurare, non su quelle che ci fanno sentire bene, o bravi agli occhi del mondo. Cosi’ per la vocazione sacerdotale. Se e’ vera il prete fa il prete e non il manager o l’assistente sociale, e si limita a far fronte, con umilta’, a quelle situazioni particolari che Dio gli affida durante il suo ministero. Chi cerca la ribalta non e’ da Dio. Ha scelto di fare il sacerdote per fini diversi da quelli di culto vero. Non dico che i due operano il male, anzi, fanno opere di bene sicuramente. Ma non e’ il gesto in se’ che ne determina la qualita’, ma il fine che lo sottende. Se do’ uno schiaffo ad un figlio, lo posso dare per correggerlo (ed e’ un’azione buona), come per ferirlo (ed e’ cattiva), anche se lo schiaffo e’ lo stesso. Ritornando ai due di cui sopra quindi, appaiono semplicemente immorali perche’ non rispettano il fine della veste che indossano: invece di glorificare Dio glorificano l’uomo per averne il plauso. Questo e’ almeno quello che sembra. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi e scusatemi lo sfogo.

  2. Badiano non ti sbagli! I due tipi di cui si parla hanno mai avuto vocazione sacerdotale: entrati in seminario per risolvere problemi familiari, non hanno mai voluto saperne di glorificare Dio…Ribelli, fin da subito, hanno fatto quello che volevano, e i loro vescovi (pavidi e miscredenti) li hanno lasciati fare…I risultati sono che questi due tipi sono manager di vere e proprie holding (misteriosamente sovvenzionati): mai indossato l’abito sacerdotale, ma la chiesa odierna è (in)degnamente rappresentata da questi subdoli soggetti!

  3. A due preti che bestemmuano si può dire che sono deficienti e che farenero meglio a stare zitti Se non si può come credo mi fermo.

  4. Navigando sul web mi sono imbattuto, con grande disappunto, in questo articolo e mi sono sentito subito in dovere di commentare ciò che è stato detto. Innanzitutto già dal titolo penso ci si possa fare una idea di quante idee sbagliate si possano trovare qui. “… contro l’unica famiglia naturale (uomo-donna-figli)… ?”, veramente incommentabile. Non so se a lei per caso, signor Michele M. Ippolito, sia mai giunta notizia che esistono anche coppie senza figli, ad esempio, senza contare quelle in cui manca una madre, un padre, sostituiti magari da uno zio, una nonna…, o anche quelle completamente naturali omosessuali. Probabilmente sì, e mi chiedo come allora possa aver deciso di dare al suo articolo un tale titolo che raggiunge quasi l’assurdità. Ora, capisco che Dio vada sempre al primo posto, e questo non lo metto in dubbio, ma noi su questa terra viviamo e forse bisognerebbe aprire un po’ gli occhi.
    Per quanto riguarda il congresso delle famiglie, non vedo come difendere chi ha partecipato, dopo che anche la Chiesa stessa ne ha preso le distanze. Per questo mi sento di appoggiare le idee dei due essersi umani(perché questo sono per prima cosa) affermando che il congresso della famiglia é stato non solo una pagliacciata vergognosa, ma una vera e propria dissacrazione della fede, rasentante la blasfemia. Le persone che hanno partecipato, quindi, a mio parere non sono affatto coraggiose, ma solamente uomini e donne dalla mente chiusa, persi per qualche strano motivo nella mentalità di almeno un millennio fa.
    Per quanto riguarda chi invece su questa pagina ha commentato, penso che fare del bene e pensare alla felicità del prossimo sia solo un pregio per l’uomo e in particolare per chi si mette totalmente al servizio di Dio, non un motivo di condanna. Se Gesù ha predicato per tutta la sua vita l’amore e il rispetto, perché allora diffondere odio e discriminazione?

    Tengo a precisare che con questo commento non voglio assolutamente essere aggressivo, sperando infatti di non aver preso alcun tono violento o di sfida. Spero solo che, nonostante la distanza di mesi, qualcuno lo possa leggere e possa riflettere osservando una idea diversa, magari mettendo un attimo da parte la propria.

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