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Presto entrerà in vigore, in tutta italia, la nuova traduzione del Padre Nostro; non mancano tuttavia zone pastorali o parrocchie in cui viene celebrata già la S. Messa coi nuovi testi; intervistiamo in materia Don Alfredo Morselli, ben noto ai nostri lettori, parroco in diocesi di Bologna e biblista.

Don Morselli, cosa pensa della nuova versione del Padre Nostro? 

“Che è l’ennesima violenza che la nostra fede e il testo biblico subiscono”.

La “vecchia versione” non rischiava di dare l’idea di un Dio “cattivo”?

“Vede, la Bibbia va spiegata e non cambiata; il testo sacro è pieno di passi difficili… ad esempio in 2 Tess. 2,11:“Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna” (CEI2008). Il fatto che Dio possa “mandare una forza di seduzione” è una difficoltà ben più ardua di “non indurre in tentazione”.

Se si dovessero cambiare tutti i versetti difficili avremmo la “parola del traduttore” anziché la “parola di Dio”.

Possiamo pensare a un Dio che ha bisogno di essere pregato per non indurci in tentazione. Dio può “indurre” al male?

“Scusi, allora Dio può forse “abbandonarci”? Può dimenticarsi di noi, oppure può dirci, quando siamo tentati: “Io me ne vado a fare un giretto, arrangiati”. Se Dio non può indurre in tentazione, non può neppure abbandonarci ad essa. Si cade dalla padella alla brace, da un presunto “Dio crudele” a un “Dio che potrebbe assentarsi”

Ci sarebbe una traduzione migliore di quella della CEI?

“Certo, è quella di un grande studioso delle lingue bibliche, Jean Carmignac: “fa’ sì che non entriamo nella tentazione”

Che vantaggi ha questa versione?

“Il demonio, quando tenta,tesse una ragnatela-trappola; allora chiediamo al Signore che agisca muovendo la nostra volontà verso il non entrare nell’atmosfera allettante di peccato, nella “tenda degli empi” (Sal 84,11)”

Quanto lei ci ha detto, è una ipotesi di spiegazione, oppure una traduzione?

“È una fedelissima traduzione fondata sul testo aramaico o ebraico pronunciato da Gesù e parafrasato in greco fedelmente dagli Evangelisti; “fa sì che non entriamo” nelle antiche lingue semitiche si dice con una parola sola: gli Evangelisti hanno parafrasato parola per parola, non volendo aggiungere nulla di proprio: “non indurci”  è la locuzione unica che in greco (la lingua dei Vangeli) assomiglia di più all’aramaico e all’ebraico che con un’unica parola esprime la negazione “fa’ sì che non”.

Don Morselli se è così semplice, perché non hanno approvato la traduzione di Carmignac?

“Vede, oltre la “mafia di San Gallo” c’è anche una “mafia” di esegeti, che potremmo chiamare “la mafia di non-c’era-il-registratore”, per servirci dell’espressione che il capo dei gesuiti ha usato per cercare di demolire la condanna di Gesù sul divorzio. Il modernismo non sopporta il Gesù storico, e con lui ogni fatto storico oggettivo esterno all’esperienza religiosa immanente. Se c’è un Gesù oggettivo fuori di me, non posso più credere “secondo me”, ma mi devo adeguare al “secondo Lui”. E allora per i modernisti è indispensabile tagliare con tutto ciò che di Gesù è storico, comprese le sue parole”.

Don Morselli che approccio propone per poter portare l’uomo di oggi al testo sacro?

“La tradizione giudeo-cristiana ha prodotto due specie di opere geniali e rispettose del testo; la bibbierabbinichee le glosse cristiane medioevali. Entrambe presentano il testo sacro immutato al centro della pagina in caratteri decisamente più grandi, e attorno, scritti più in piccolo, i commenti. I commenti e le spiegazioni passano, ma la Parola di Dio rimane in eterno”.

Bruno Volpe

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