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In  BurkinaFaso «la situazione si aggrava sempre più. Non sappiamo esattamente chi siano i responsabili degli attentati ma è chiaro il movente religioso. Dopo l’attacco di domenica a Dablo, ieri altri quattro fedeli sono stati uccisi durante una processione mariana». Lo ha riferisce nel corso di una conversazione telefonica con “Aiuto alla Chiesa che Soffre” il vescovo di Kaya, mons. Théophile Nare.

Dopo l’attacco anticristiano di domenica scorsa alla chiesa cattolica di Dablo, costruita grazie ad una donazione di ACS, nel primo pomeriggio di ieri, infatti, nella provincia di Bam quattro cristiani sono stati uccisi mentre portavano in processione una statua della Vergine dal villaggio di Kayon a quello di Singa.

Il terrore si diffonde all’interno della comunità cristiana che a Kaya (Burkina Faso) è nettamente inferiore a quella musulmana. «Dopo l’attacco di domenica sono andato a Dablo per incontrare i miei fedeli per cercare di confortarli ed ovviamente erano terrorizzati», ha affermato il vescovo mons. Nare, notando come il messaggio di solidarietà inviato da Papa Francesco dopo l’attentato costituisca un grande incoraggiamento per tutta la diocesi.

«Ho detto loro che non siamo soli e che il gesto del Santo Padre rappresenta l’intera Chiesa universale che si stringe attorno a noi. Poi li ho invitati ad avere fiducia e a non scoraggiarsi, anche se vogliono distruggere la nostra Chiesa. Dobbiamo continuare a pregare perché quella in atto non è soltanto una guerra contro noi cristiani, ma una guerra dichiarata contro Gesù Cristo», ha concluso il presule.

«È chiaro che si vuole eliminare la presenza cristiana», ha detto ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” il vescovo di Kaya, mons. Théophile Nare (Burkina Faso).

Il presule denuncia un’escalation di attacchi nell’area settentrionale del Paese che ha avuto inizio il 17 marzo con il rapimento di don Joël Yougbaré, parroco di Djibo nella diocesi di Dori.

«È la diocesi vicina alla nostra ed è l’area in cui vi è maggiore presenza di terroristi, ma non sappiamo chi sono questi fondamentalisti perché nessun attacco è stato mai rivendicato. Ciò che è certo è che ormai l’area in cui ci troviamo è diventata un’enclave alla quale neanche l’esercito ha accesso».

«A Dablo, come in altri attacchi, hanno detto alle vittime che le uccidevano perché non praticavano la “vera religione”, ovvero l’Islam. E poi hanno sparato al tabernacolo. Quale messaggio più chiaro per dire: “non vogliamo che voi cristiani pratichiate la vostra religione”?», ha commentato amaramente il vescovo di Kaya.

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