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“Coronavirus, insensato chiudere le chiese e sospendere le messe. Come si saranno comportati nelle moschee e sinagoghe?”. Lo dice in questa intervista, che ci ha concesso, il dottor Paolo Gulisano, credente, ma soprattutto noto epidemiologo.

Paolo Gulisano, nato a Milano nel 1959, a nove anni si trasferisce a Lecco dove vive tuttora. Dopo aver frequentato il Liceo Classico Manzoni, si laurea in Medicina e Chirurgia, specializzandosi in Igiene e Medicina Preventiva. Cultore e docente di Storia della Medicina, all’attività di medico affianca da anni un impegno culturale di saggista e scrittore (ha collaborato con diversi quotidiani e riviste: L’Osservatore Romano, La Provincia di Como, Il Timone, La Bussola quotidiana, Tempi…).

Gulisano, uno dei più grandi esperti mondiali del famoso scrittore inglese J.R.R.Tolkien, è Vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana e dal 2000 è presidente del Centro Aiuto alla Vita di Lecco.

Dottor Gulisano, è epidemia?

“E’ corretto parlare di epidemia. Ricordiamo che si contagia solo per goccioline di saliva con la vicinanza personale, toccando mani o superfici infette che si portano alla bocca, o  bevendo in tazze o bicchieri infetti. Ecco perchè ritengo sarebbe utile obbligare per lo meno nelle zone a stretto rischio bar e ristoranti a munirsi di monouso”.

Corrette sin qui le misure preventive adottate?

“A mio avviso si è creata una psicosi  esagerata, anche nei media. Noi in Italia siamo bipolari. Un giorno gonfiamo il petto e mostriamo i muscoli perchè allo Spallanzani di Roma hanno isolato il virus, dimenticando che altre tre nazioni ci erano arrivate prima di noi. Insomma ci siamo auto gloriati. Ma poi passiamo dall’auto celebrazione alla auto commiserazione quando abbiamo paura che non bastino i posti negli ospedali. Non siamo una nazione del terzo mondo. A mio avviso,  a livello governativo, la situazione non è stata gestita benissimo, almeno all’inizio, e non si dovevano chiudere i voli diretti dalla Cina che erano maggiormente controllabili, rispetto alle triangolazioni di coincidenze molto più sfuggenti. Aggiungo anche che i media hanno esagerato. In questo modo abbiamo colpito settori trainanti della nostra economia come il turismo, stravolgendo il nostro modo di vivere. Penso che la prima vera risposta è lasciare che la malattia non cambi radicalmente il nostro stile di  vita. Certo, è bene avere e seguire igiene e tenere condotte prudenti, ma lavarsi le mani valeva anche prima. Penso che stiamo dando troppa enfasi ad una malattia seria, ma la normale influenza a conti fatti, miete più vittime del Coronavirus”.

Chiese chiuse  e messe sospese in alcune parti…

“Una follia. E’ insensato chiudere le chiese e sospendere le messe, è una cosa irragionevole quanto è stato deciso da alcuni vescovi  locali e raccomandato dalla Cei. Il contagio è maggiore nelle metropolitane, nei centri commerciali e alle sale scommesse che però rendono soldi allo Stato. In base  a tale logica, visto che il virus non cambia in base al credo religioso, sarei curioso di vedere come si sono regolati nelle moschee e nelle sinagoghe”.

La prostituzione?

“Penso che specie ora sia giusto un giro di vite, che  occorreva da prima del Coronavirus. Qui il rischio del contagio, specialmente in casi di prostituzione stradale, è altissimo. Insomma, è molto pericoloso per la salute avere questo tipo di rapporti. Bisogna fare qualcosa”.

Intanto, statistiche alla mano,  almeno per ora, in nazioni come Polonia, Lettonia e Lituania nessun caso. Solo fortuna o sono stati bravi a difendere i confini?

 

Bruno Volpe

 

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