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Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha recentemente raccomandato alle autorità ecclesiastiche “di non politicizzare la Settimana Santa”. Il cardinale Jorge Urosa ha risposto dicendo che questa non è l’intenzione della Chiesa, ma che la situazione precaria della popolazione è quella che è.

Il cardinale ha descritto la dichiarazione del presidente Nicolás Maduro come “totalmente ingiusta” ed ha affermato che “le considerazioni sulla dura realtà della sofferenza dei venezuelani, specialmente dei più poveri, non vuol dire politicizzare un atto religioso”.

Urosa Savino ha ricordato che ci sono stati atti di violenza fuori dalle Chiese e anche all’interno di esse, come è accaduto il Mercoledì Santo dello scorso anno nella Basilica di Santa Teresa di Caracas, durante la Messa del Nazareno e lo scorso 16 luglio, durante una celebrazione nella chiesa del Carmen in Catia, in cui i fedeli furono attaccati, mentre i responsabili non sono stati arrestati.

Il cardinale ha invitato tutti i venezuelani a approfittare di questi giorni per avvicinarsi a Dio. Questi “non sono i tempi dell’indifferenza religiosa. Dobbiamo essere uniti a Dio. Ovunque si va ci sono chiese e celebrazioni di eventi religiosi. Anche sulle coste. Lì possiamo unire riposo e ricreazione con la celebrazione dell’amore di Cristo, che è morto per noi sulla croce”.

Dopo aver chiesto alle autorità competenti di impedire qualsiasi atto di violenza o disturbo dell’ordine, o aggressioni verso persone all’esterno o all’interno delle Chiese, il cardinale ha aggiunto: “approfitta della Settimana Santa; Rinnoviamo la nostra fede, avviciniamoci a Dio, rimaniamo uniti, difendiamo i nostri diritti e i diritti degli altri”.

La Conferenza Episcopale Venezuelana è diventata una delle voci più dure contro il governo social-comunista di Nicolás Maduro. Non è rimasta in silenzio, nonostante le minacce, e ha denunciato la persecuzione da parte delle forze del chavismo contro tutti i dissidenti, inclusi i membri della Chiesa cattolica.

Ci sono già stati preti messi in carcere per le parole pronunciate nelle omelie. È questa la nuova modalità di repressione del regime di Nicolás Maduro.

La Conferenza Episcopale del Venezuela ha già spiegato come “il governo, con la Legge contro l’odio e l’intolleranza, creata dall’Assemblea Costituente, criminalizza qualsiasi manifestazione contraria”.

Il presidente venezuelano ha detto più volte che sacerdoti e vescovi, critici contro il governo, sono “diavoli con la sottana che cercano di provocare confronti tra i venezuelani […] portano in Chiesa malizia, veleno, odio e perversità”.

Qualche tenpo fa Nikki Haley, ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ha criticato le parole di Maduro contro la Chiesa dicendo che “mettendo nel mirino i leader religiosi, che promuovono la pace e offrono speranza ai credenti, il regime venezuelano dimostra che si preoccupa soltanto di preservare il proprio potere”.

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