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La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di oggi.

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Nella liturgia di oggi, 16 Marzo 2018, venerdì della IV settimana di Quaresima, la Chiesa ci fa riflettere sulle insidie che vengono attuate nella vita dei giusti.

Nella prima lettura (Sap 2,1.12-22) ci viene svelato il pensiero degli empi (che è quanto mai attuale anche in questo marzo 2018): «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Chi ragiona  così è accecato dalla sua malizia e non conosce i misteriosi progetti di Dio, non spera che Dio ricompensi la sua rettitudine né crede a un premio per una vita irreprensibile.

Il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua nazione che non credono alla sua dignità di Messia. Farisei e sacerdoti rifiutano Gesù per vari motivi.

Scrive san Giovanni (Gv 7,1-2.10.25-30) che i Giudei cercavano di uccidere Gesù. Nostro Signore, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». “Cercavano allora di arrestarlo”, aggiunge Giovanni, “ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora”.

Il santo vescovo Atanasio, nella sua Lettera Pasquale 5,1-2 ci ricorda che è «vicino ora quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato. Noi ci alimentiamo del suo nutrimento e sempre deliziamo la nostra anima con il suo sangue prezioso, quasi attingendo a una sorgente. Tuttavia abbiamo sempre sete e sempre ardiamo di desiderio. Il nostro Salvatore però è vicino a chi si sente riarso e per la sua benevolenza nel giorno di festa invita a sé coloro che hanno cuori assetati […] Ma per estinguere l’arsura interiore non è necessario portare la bocca alla sorgente, basta far domanda dell’acqua alla fonte stessa. La grazia della celebrazione festiva non è limitata ad un solo momento, né il suo raggio splendente si spegne al tramonto del sole, ma resta sempre disponibile per lo spirito di chi lo desidera. Esercita una continua forza su quanti hanno già la mente illuminata e giorno e notte meditano la Sacra Scrittura. […] La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo. Per mezzo di essa Dio ci accorda quella gioia della salvezza, che accresce la fraternità. Mediante l’azione sacramentale della festa, infatti, ci fonde in un’unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani. La celebrazione della Chiesa ci offre il modo di pregare insieme e innalzare comunitariamente il nostro grazie a Dio. Questa anzi è un’esigenza propria di ogni festa liturgica. È un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell’unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti».

Come è accaduto nella vita dei beati (Ferdinando Valdes, Eriberto di Namur, Giovanni Amias e Roberto Dalby, Benedetta di Assisi, Torello da Poppi, Giovanni Cacciafronte de Sordi) e dei santi (Eriberto di Colonia, Serpione, Ilario e Taziano, Papas, Allone di Bobbio, Eusebia di Hamay-Sur-La-Scarpe, Giovanni De Brebeuf, Damiano di Terracina, Agapito di Ravenna, Giuliano di Anazarbo) ricordati questo 16 Marzo di Quaresima.

*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.

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